lunedì 10 dicembre 2012

Vaccination campaign against Polio in Luanda


Here again comes the time for the annual Campaign against Polio in Angola. Angolan government, Ngos, International schools, expats, everybody is called for help in giving the two magic drops of the vaccination directly in the mouth of children age between 0 and 5 years old.

"In these last 14 months - as an Africare official told us - there have been no new cases of the disease in the Country". 

That's a good news, but the campaign goes on even this year in order to prevent any new case and, as last year, the Luanda International School has been part of this campaign with more than 50 students, almost 10 teachers and a number of parents. 

The Lis group of people has been sent in Rangel, a huge area in Luanda, where more than 38.000 people live in precarious living conditions without electricity, water, roads, stuck in a mountain of mud given the tropical rains of this last few weeks. 

The guys have been walking in the street, knocking at the doors, asking to the people about the presence of children and after a while "they were coming to us" said a Lis student involved in the campaign. At the end of the day 800 children have been vaccinated as a matter of a touchable success. 

The aim of this campaign held by the WHO (World Health Organization), Africare and African Governments is the eradication of Polio in Africa. 

Here's the video of the Polio Vaccination Day in Luanda with Africare shot by Margriet Faber.
Polio Vaccination Day Lis-Africare in Luanda (2012)

giovedì 6 dicembre 2012

Luanda solidarity



It happens sometimes that a group of people, no matter their skin color, their religion, their nationality, gather together around a wish: I want to do something for the others!

Well it happened a couple of days ago, when these people, americans, english, africans, italians, …, went all together in a "barrio" in south Luanda where some 500 people, mostly children, in their best clothes, were waiting their arrival in church, praying and singing and dancing.


Once there, this nice and colourful group of people, did a Christmas exibition, with their children pretending to be Maria and Giuseppe and a number of angels. Then they gave to the local children a present each and they distributed fruits to the others, there was no room in the church for the incredible amount of locals gathered around the church.


It happens that even if a simple wish couldn't change the world, can give some unfogettable two hours of solidarity and communion between people.

venerdì 30 novembre 2012

Angola: allo studio meccanismi di stabilità e pace nell'area



L'Angola si fa portavoce del bisogno di stabilità dell'area in vista di un sempre maggiore sviluppo. Lo fa esprimendo la sua volontà di creare un meccanismo politico e diplomatico in grado di gestire le crisi e i traffici illegali nella zona del Golfo di Guinea e più in generale in tutta l'Africa. 

L'occasione per esprimere questo desiderio è stata la "Conferenza di Luanda sulla pace e la sicurezza nella regione del Golfo di Guinea", durata due giorni, dal 27 al 29 novembre, svoltasi a Luanda fra i Paesi membri della neonata Commissione dei Paesi del Golfo della Guinea. 

La conferenza ha avuto luogo mentre nel Congo orientale la città di Goma era ostaggio delle rivendicazioni del movimento ribelle M23 che, con l'appoggio di Ruanda e Uganda, sta mostrando i muscoli contro l'inetto esercito della RDC, riportando nel caos la regione del Kivu. 

Naturalmente la crisi è stata oggetto di fitte discussioni in Angola fra gli 8 Paesi membri del Golfo di Guinea, che hanno fatto un notevole sforzo diplomatico per creare un meccanismo politico in grado di portare pace e stabilità nell'area, come espresso nella "Dichiarazione di Luanda", firmata nella serata del 29 novembre dai Paesi partecipanti. 

La Dichiarazione riguarda anche altri temi caldi per l'area in questione come, la lotta al traffico della droga, ai flussi di immigrazione clandestina, il contrasto alla pesca illegale, la protezione dell'ecosistema, la lotta alla criminalità organizzata. Il tutto da raggiungere attraverso meccanismi di cooperazione fra nazioni interessate, non solo quelle africane, ma anche con gli stati di transito  o di destinazione dei vari traffici illegali. 



Riguardo alla situazione nella Repubblica Democratica del Congo, nella Dichiarazione di Luanda, emerge che i Paesi dell'area "lavoreranno congiuntamente per applicare una strategia integrata di pace, sicurezza e sviluppo nella regione del Golfo, sia in mare che a terra, a livello di Paesi della CEEAC (Comunità economica dei Paesi dell'Africa Centrale), della CEDEAO (Comunità economica dei Paesi dell'Africa Occidentale) e della Commissione del Golfo di Guinea e in stretta collaborazione con l'Unione europea e le Nazioni Unite. 

Fanno parte della Commissione del Golfo della Guinea, nata lo scorso 3 luglio otto Paesi: Angola, Camerun, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Guinea equatoriale, Nigeria, Sao Tomé e Principe. 

Questa decisione di creare un meccanismo autonomo e africano per contrastare le crisi della regione fa ben sperare soprattutto alla luce dell'ennesimo "fallimento" delle Nazioni Unite in Africa. 

La missione dei caschi blu Onu nel Kivu, la Monuc, infatti, ben armata e molto costosa per le tasche degli stati membri delle Nazioni Unite, non ha fatto nulla per impedire l'avanzata dei ribelli M23 nel Kivu o per evitare di far salire la tensione dopo 8 mesi di azioni anti-governative.

mercoledì 28 novembre 2012

I ribelli M23 annunciano ritiro da Goma: restano incertezze e paura di una escalation di guerra

Foto RFI, Radio France Internationale

Ci siamo, i ribelli della Repubblica Democratica del Congo lasceranno Goma venerdì. Così si è espresso oggi il leader del movimento M23, generale Sultani Makenga, che dallo scorso 20 novembre ha occupato la più strategica città del Congo, situata al confine con il Rwanda, dopo che le milizie governative si erano ritirate e le truppe Onu sono rimaste sostanzialmente a guardare, come denunciato da testimoni in loco. 

La sua decisione, espressa oggi ai microfoni dell'Afp, segue la richiesta avanzatagli dai governanti dei Paesi limitrofi, riunitisi lo scorso sabato in un summit d'emergenza a Kampala. 

La regione, con questo assalto del gruppo ribelle, è di nuovo a rischio guerra, cosa non nuova nell'area disastrata da 20 anni di battaglie. Il Vertice di Kampala ha chiesto, in una nota inviata al generale ribelle, "di sospendere la guerra e ritirarsi da Goma di almeno 20 chilometri entro 48 ore in cambio di prendere in seria considerazione l'adempimento di alcune richieste - definite - legittime".

Se il generale Makenga accetterà la ritirata, già questo fine settimana la situazione tornerà come prima con il gruppo ribelle posizionato sulla linea di confine fra Ruanda e Uganda, Paesi accusati a livello internazionale di avere sostenuto la ribellione del gruppo M23, anche se loro negano.

Di mantenimento della pace e di messa in sicurezza della zona dei Grandi Laghi si sta parlando anche in Angola, in questi giorni, nel corso di una riunione dei Paesi dell'area dedicata alla prevenzione dei conflitti e alla costruzione di una stabilità nella zona del Golfo della Guinea per rendere più rapida la crescita dei Paesi che ne fanno parte. 

Il Ministro degli esteri angolano, George Chicote, sensibile alla fragile situazione che si sta vivendo in queste ore a Goma, ha espresso subito, in apertura dei lavori della Conferenza in corso a Luanda, la sua preoccupazione per il pericolo di una escalation di guerra nella zona est della Repubblica Democratica del Congo. 

L'insurrezione contro il governo di Kinshasa del gruppo M23 va avanti già da 8 mesi nel silenzio generale della stampa, quella italiana in particolare, e ora, se la ritirata non ci sarà, si teme l'estensione del conflitto ai paesi vicini in una regione segnata da quasi due decenni di conflitto e con un bilancio di più di cinque milioni di morti.

Il Movimento ribelle M23, prende il nome dagli accordi di pace del 23 marzo 2009 che prevedono l'integrazione dei ribelli nell'esercito della RDC. I ribelli presero le armi lo scorso aprile, accusando il presidente congolese, Joseph Kabila, di non aver rispettato i termini dell'accordo.

La RDC inoltre accusa il vicino Ruanda di sostenere la ribellione e orchestrare la rivolta a est per impossessarsi delle ricche risorse della regione, cosa che come noto da Kigali viene negata.

mercoledì 21 novembre 2012

GOMA: l'attacco dei ribelli M23 nelle parole di un missionario


Repubblica Democratica del Congo
Regione dei grandi laghi

Comunicato di Don Piero Gavioli Direttore Salesiano di Goma Ngangi

La situazione a Goma, 19 novembre 2012, 23,10 

Sono di ritorno a Ngangi da stamattina, dopo aver passato cinque giorni a Kigali, dove ho partecipato, con 230 giovani della diocesi di Goma, all’incontro organizzato dalla comunità di Taizé e dalla Chiesa ruandese. Stamattina tutto era calmo, i negozi erano quasi tutti chiusi, idem le scuole, tutta la gente per strada, per aver notizie e sapere cosa fare. Poi ora, alle 14 e 45, sono iniziati gli spari. 
Ci sono scontri tra il gruppo di ribelli chiamati M23 e FARDC (Forze armate della RDC), a qualche km dal nostro Centro giovanile di Ngangi. Abbiamo aperto le porte a varie migliaia di profughi, arrivati da sabato scorso dal campo di Kanyaruchinya. Ufficialmente c'era un cessate il fuoco, ma non è durato. Ci sono tiri di fucile, e anche di mortaio o di cannone, i serbatoi di gasolio vicini all'aeroporto stanno bruciando. Perché? Non so fin dove arriverà la follia degli uomini.
I rifugiati sono sistemati nella nostra grande sala polivalente, nelle classi, in qualche tenda sul terreno di basket. Il governo vorrebbe che andassero tutti a Mugunga (un campo profughi all’altra estremità della città), ma è impossibile, e forse troppo tardi. La maggior parte dei rifugiati sono donne e bambini. La Monusco (Corpo militare delle Nazioni Unite) sta a guardare, in modo scandaloso.
Goma non è occupata, però il governo regionale si è ritirato ieri a Bukavu, c'è la polizia, i soldati ieri erano scappati - per mancanza o incoerenza di ordini - ma sono ritornati sulle loro posizioni ieri notte e ora hanno ripreso a battersi.
Abbiamo il necessario per vivere. Ma se, come stiamo facendo, diamo da mangiare ai profughi, fra poco non avremo più nulla neppure per i nostri interni. Abbiamo avuto acqua dal CICR, con qualche biscotto, e promessa di cibo da parte del PAM. Siamo sostenuti anche da War Child e NRC.
Il personale del Centro è al lavoro, presente e molto generoso, ha fatto il censimento dei nuclei famigliari dei profughi: ci sarebbero circa 2500 “famiglie”, con in media due bambini per famiglia, per un totale di 6 o 7 mila persone. Sono rimasti con noi tre volontari del VIS: Monica è in prima linea, per fortuna è qui con la sua esperienza, e Albino e Carmen con il loro savoir faire per l'acqua e per tutto.
Brutta notizia: stasera ci sono i primi due casi di colera.
Sabato scorso sera ho partecipato alla videoconferenza organizzata dal VIS. Ho detto che bisognerebbe accusare i paesi occidentali di delitto di non assistenza a migliaia di persone in pericolo. Oggi rinnovo l'accusa, anche se cade nel vuoto.
Sara, volontaria che era a Ngangi al momento della guerra del 2008, aggiunge (via Skype, da Haiti, dove si trova): Vanno accusati di non assistenza alla gente e di sostegno militare a tutti i gruppi per mantenere lo stato di disordine e continuare ad aproffitarne. Monica, presente ora a Ngangi, commenta: Nel 2008 non c’erano armi pesanti, non ci sono stati scambi di spari così a lungo. Stiamo andando verso la guerra.
Concludo: Di fronte alla follia degli uomini (al “sonno della ragione”), ci rifugiamo tra le mani del Signore. Sta deviando le pallotole perse: gli abitanti del nostro Centro di Ngangi sono tutti vivi, ieri notte è nato un bambino, figlio di una profuga. Pregate perché il Signore ci dia il coraggio di fare tutto quello che possiamo fare, per questi fratelli e sorelle disperati e rassegnati, per i bambini e i grandi che non capiscono perché.
Dalle 20,15 non si sentivano più spari. Hanno ricominciato alle 22 e 45, e continuano in questo momento.
Piero Gavioli, Ngangi, 19 novembre 2012, 21,30.

lunedì 12 novembre 2012

Pepetela incontra l'Italia e racconta la nuova Angola



Sempre attento ai mutamenti in corso nella vita politica e sociale del suo paese, Pepetela, ancora una volta, nell'incontrare gli italiani a Luanda, lo scorso Venerdì 9 novembre, si è dimostrato lucido osservatore della realtà che lo circonda. 

Artur Carlos Maurício Pestana dos Santos, questo il suo nome completo, è considerato oggi uno dei maggiori scrittori angolani. Nato a Benguela nel 1941, Pepetela ha militato nel Movimento Popular de Libertacao de Angola e ha combattuto per liberare il suo Paese dal colonizzatore. La sua opera, ricca di novelle, romanzi e saggi, appare come frutto della partecipazione attiva di quest'uomo al processo di autodeterminazione culturale e politica del paese.

L'occasione per incontrare gli italiani, nell'ambito della settimana culturale italo-angolana, organizzata dall'Ambasciata italiana a Luanda, è stata la traduzione in italiano del suo romanzo "Jaime Bunda: agente segreto", edito da e/o e magistralmente tradotto da Daniele Petruccioli. Un libro che descrive con ironia e lucidità i difetti e i pregi, pochi per la verità, dell'Angola contemporanea, quella del boom economico, della nuova borghesia arricchita, dell'apparato amministrativo corrotto e incapace. 

Un'Angola descritta con l'ironia e il sarcasmo di un uomo che, lo racconta lui stesso al pubblico riunito nella sede dell'Uea (Unioes dos escritores angolanos), ha scelto di lasciare gli incarichi pubblici quando "ho capito - spiega  - che la libertà di esprimermi e reagire che avevo nello scrivere, non l'avrei mai avuta nella mia vita politica". 

Questa libertà, che si ritrova in molti suoi scritti, il più graffiante di tutti "Os predadores" (I predatori), un romanzo - racconta lui stesso - sulla “nuova borghesia nata in Angola negli ultimi anni, legata agli affari e al potere, abbastanza diversa dalle borghesie europee in quanto la nostra borghesia si è arricchita a spese dello Stato, quindi chi all’interno dello Stato aveva la possibilità di accedere alle ricchezze nazionali le ha utilizzate a fini personali, ebbene questa libertà - ribadisce lo scrittore - è forse eredità di Agostinho Neto", il primo presidente dell'Angola. A questa ultima frase in sala si alza un'ovazione. Appare evidente l'ammirazione che molti angolani ancora nutrono per il primo presidente angolano, scomparso solo dopo 4 anni dal suo incarico, nel 1975. 


In molti altri scritti ricorre questa analisi critica della realtà angolana, in particolare di quella laundese e si riconferma quella libertà nello scrivere che Pepetela dice di avere sempre avuto. "Non c'è libro che in Angola sia stato censurato - spiega Pepetela - le nostre case editrici valutano solo il valore letterario di un'opera". Lo scrittore poi ironizza dicendo al pubblico che "se mai un poliziotto dovesse bussare alla mia porta sarebbe per un autografo e non per arrestarmi". 

La forza della sua scrittura deve avergli dato il coraggio di attraversare i difficilissimi anni della guerra civile e poi quelli della rinascita e della ricostruzione che racconta con coraggio e la sua intelligente ironia in altri libri come il "Desiderio di Kianda" (dei primi anni 90) dove emerge la miseria e l'arroganza di una classe politica (forse comune in molte parti del mondo) che ha perso qualsiasi contatto con la realtà e che pensa esclusivamente ai propri vantaggi e ai propri privilegi. 

Pepetela, noto soprattutto per i suoi romanzi (As aventuras de Ngunga, 1976; Mayombe, 1980, trad. it. 1989; Yaka  1984; O cão e os caluandas, 1985; Luandando, 1990; A Geração da utopia, 1992; O desejo de kianda, 1995; A montanha da água lilás, 2000; Jaime Bunda, agente secreto, 2001; Jaime Bunda e a morte do americano, 2003; Predadores, 2005), è anche autore di testi teatrali: Muana Puó (1978); A corda (1978); A revolta da casa dos ídolos (1980). Nel 1997 gli è stato assegnato il prestigioso premio Camões.


Malgrado questa produzione e i premi ricevuti emerge dalle parole dello scrittore l'amarezzaper la "ghettizzazione" della sua opera e di quella di molti altri scrittori africani, classificati solo come "letteratura africana" - afferma - e non semplicemente come "letteratura". Le ragione sono molte, non ultima quella legata alla traduzione delle sue opere dal portoghese in altre lingue. "L'Angola - spiega Pepetala - è un crocevia fra Africa francofona, anglofona e lusofona dove è difficile trovare opere locali tradotte in altre lingue".

L'Italia, emerge dai dati forniti all'incontro, è il primo Paese per traduzione di libri della letteratura angolana. Un merito che ci fa onore perché negli scritti di uomini come Pepetela non c'è solo il racconto di una nazione o di un popolo, ma della stessa natura umana, raccontata con la maestria di chi sa guardare oltre le apparenze.

Alla domanda su cosa verterà la sua prossima opera, Pepetela risponde stanco "lo saprò solo quando sarò fuggito da Luanda, città che non conosco più e quando avrò trovato un luogo dove nascondermi e pensare in pace". 




martedì 6 novembre 2012

Piove su Luanda e la città si allaga



Piove sull'Angola per la prima volta seriamente da un anno a questa parte. Soprattutto piove su Luanda dove di acqua se ne è vista davvero poca negli ultimi mesi. Piove per una sola notte e la città si sveglia al mattino completamente allagata. 

Bagnate le strade asfaltate, inondate le strade sterrate, trasformati in piscine di fango gli slarghi nei quartieri poveri, allagate le quadre sportive sulla Nova Marginal, il bel lungo mare inaugurato dal Presidente Dos Santos il giorno prima delle passate elezioni e costata al Paese 360 milioni di dollari. 

La città non regge alla pioggia e al mattino il traffico è dimezzato. "Sono tutti in casa a svuotare i cortili e le stanze dall'acqua", spiega un autista. Percorrendo la lunga arteria che da Luanda Sud porta al quartiere di Sambizanga, a Nord, non c'è strada o viottolo o incrocio che non sia inondato. 

Le case della povera gente, baracche o poco più, hanno le porticine aperte e le donne tirano l'acqua con secchi dai loro cortili verso il centro della strada. I bambini nuotano nel fango, divertiti. Le venditrici ambulanti espongono i loro prodotti su banchetti di fortuna che affondano le gambe nell'acqua.

Alla Radio Nacional un politico locale parla della  seconda fase di un processo di riqualificazione del quartiere di Sambizanga che avrà inizio nel 2013, dato che la prima fase, iniziata nel novembre del 2011, è già conclusa e "i frutti sono sotto gli occhi di tutti". Guardo fuori dal finestrino e sono proprio a Sambizanga. 

L'intervistato alla radio continua dicendo "abbiamo concluso i lavori di installazione delle strutture tecniche, le fognature, la rete elettrica, le canalizzazioni dell'acqua". Guardo fuori e vedo un fiume dove prima c'era una strada. Riguardo e vedo solo acqua e fango, una donna che avanza con un gesso alla gamba, immerso nell'acqua, un paio di bambini con gli stivali di gomma, una ragazza che svuota un secchio, tante baracche e un cane randagio.  

Ancora non ho capito se la città di cui parla la radio di stato sia la stessa di questa gente allagata.

martedì 30 ottobre 2012

ANGOLA: 220 Jaguar per i nuovi deputati



Tutto il mondo è Paese e lo scandalo delle auto blu ha raggiunto anche la rinascente Luanda, la capitale angolana, sede delle principali istituzioni del paese, governo e parlamento in primis. 

La notizia dell'acquisto da parte del nuovo governo di 220 Jaguar nere da distribuire ad altrettanti neo deputati, quelli appena usciti dalla recente tornata elettorale del 31 agosto, ha creato non pochi mal di testa nelle alte sfere del Paese.

Così mentre a Luanda si soffre per la mancanza di acqua e luce e i due terzi della popolazione vivono vendendo prodotti per strada, mentre il restante terzo riceve il salario minimo, di 500 dollari al mese, al porto sono in attesa di essere spacchettate 220 Jaguar nuove fiammanti. 

Ci sono voluti 60 milioni di dollari per questo acquisto di auto di lusso e da quando la notizia è trapelata da una fonte rimasta anonima interna all'Assemblea Nazionale, in città non si parla d'altro. 

Subito parte della popolazione si è lasciata andare a commenti fortemente indignati che sono stati trasmessi dalle radio locali, ma soprattutto, Isaias Samakuva, il segretario del principale partito all'opposizione, l'Unita, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa da Benguela, dove si trovava, nella quale ha affermato che i suoi deputati non accetteranno le macchine.  

"Tutti i deputati dovrebbero opporsi a questo regalo avendo presente qual'è la situazione della popolazione" ha sottolineato  Samakuva  piuttosto irritato a Radio Despertar. "Tanto lusso - ha continuato il leader dell'Unita - di fronte a tanta povera gente che vive senza acqua, luce e senza poter contare sui basilari servizi sociali quali quello sanitario e educativo dovrebbero far vergognare ".

Non nuovi a regali generosi di questo tipo i deputari, molti dei quali sono gli stessi usciti nelle elezioni del 2008, avevano già ricevuto, quattro anni fa, una somma considerevole per acquistare delle Bmw di rappresentanza. 

Nulla di nuovo sotto il sole di questa bella città dove al mattino, andando verso il centro, si incontrano sempre più auto blu saettare scortate fra la folla di venditori e il traffico dei poveri mortali. 

martedì 23 ottobre 2012

Meninos chronicle: il saluto all'amica Fulvia

Il saluto a Fulvia Boniardi dei ragazzi di Casa Magone e Casa S. Kizito

Oggi l'Angola perde una grande amica o forse è questa amica dell'Angola a perdere qualcosa di altrettanto grande. Sta per lasciare questa terra martoriato da anni di sofferenze, e ora finalmente in pace da dieci anni, una ragazza arrivata in Angola 5 anni fa e cresciuta fino a diventare la donna bella e consapevole, generosa e amata, che oggi circa 200 ragazzini fra gli 8 e i 16 anni stanno salutando con le lacrime agli occhi.
Lei si chiama Fulvia Boniardi e fa la cooperante per il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), una Ong italiana presente nel Paese dal 1991 con progetti educativi per il recupero di ragazzi di strada. 
Loro sono i cosiddetti meninos de rua, quelli che la vita per un motivo o per l'altro a un certo punto ha sbattuto sulla strada ma lei, Fulvia, con altri suoi colleghi e con i preti di Don Bosco, ha preso per mano e portato in almeno tre case di accoglienza nate in questi ultimi anni.
L'inaugurazione a settembre 2012 di Casa S. Kizito a Luanda
Fulvia ha concluso il suo lavoro qui e oggi, nel cuore di Mota, il barrio popolare e marginale alla città di Luanda, dove sono situate le Case di prima accoglienza per ragazzi di strada Magone e Margarida e  la neoinaugurata Casa di S. Kizito, ha trovato a salutarla tutti i ragazzi riuniti insieme. Qualcuno le ha consegnato lettere con i propri pensieri per lei, altri l'hanno ringraziata pubblicamente, chi le ha consegnato regali e chi solo abbracci e lacrime.
Djogo, che ha 15 anni e non parla mai, per Fulvia oggi si è alzato, ha preso il microfono in mano e ha fatto forse il discorso più lungo di tutta la sua vita. Francisco, Nelu, Philipe e altri si sono esibiti in balli tradizionali o rap, per poi coinvolgerla in una Capoeira improvvisata. 
L'abbraccio di Fulvia con uno dei meninos
Padre Roberto, il parroco portoghese della vicina Chiesa di Don Bosco, ha detto messa, dato la comunione, suonato il flauto e la fisarmonica, raccontato la storia di una croce di legno un po' sbilenca e incerottata che porta sempre con se, prima di mandarla fra i bambini e fargliela baciare. 
Quel cerotto tiene ben stretto al crocifisso un proiettile che Don Roberto ha raccolto sulle alture sacre di Punto Andongo in Malanje, un luogo mistico che invita alla preghiera dove i pellegrini di tante chiese si recano ogni anno per alzare le loro richieste al cielo e dove anni fa si combatteva. "Questo proiettile è tutto il male che facciamo al mondo - ha detto ai ragazzi padre Roberto - e tenerlo stretto al crocefisso di Gesù ci fa ricordare che con l'amore si può vincere tutto".
I ragazzi riuniti per salutare Fulvia
Fulvia lascia, non per sempre, l'Angola, come ha confessato prima di andar via, e qualcun altro è già qui per portare avanti il lavoro iniziato. Lascia ma lo fa lanciando il suo messaggio ai ragazzi: "avete sofferto tanto nelle vostre vite, ora è tempo per voi di guardare al futuro, non smettete mai di mandare il vostro sguardo oltre gli ostacoli". 
Con Fulvia, con Padre Stefano e Padre Roberto, con gli educatori locali, come Passos e con i volontari, come Patricia e Mitscia, con il lavoro del Vis, con i soldi del governo e dell'Unione europea, questi ragazzi hanno trovato una casa e una specie di famiglia, non tradizionale, ma capace di insegnare l'amore.
Oggi Fulvia parte ma loro restano, ci sono le Case, c'è il campo da calcio, la scuola pubblica, ci sono i pasti per nutrirli e gli abiti per vestirli, i soldi per farli studiare una volta finita la scuola dell'obbligo, quelli per dargli un'opportunità nella vita. Oggi tutto questo ancora c'è, a fatica, ma domani?
Domani questi ragazzi e queste case avranno bisogno di altri benefattori, di altri enti o istituzioni o aziende che vogliano investire un po' dei  loro proventi in un futuro migliore, perché investire nei giovani è investire nella vita stessa.
La festa è finita.  Buon lavoro a Fulvia, dovunque andrà a portare tutto quello che questi meninos le hanno insegnato.

giovedì 18 ottobre 2012

Continua la lotta contro le mine terrestri in Angola



Vaste aree della Provincia di Kuando Kubango in Angola sono libere dalle mine. Persone, beni e infrastrutture possono riprendere a circolare e a essere costruite in quell'area. 

E' la notizia del giorno in un Paese che a dieci anni dalla fine della guerra civile ancora vive l'incubo della presenza di mine sul suo territorio. A darla è la Commissione Nazionale Interministeriale di Sminamento e Assistenza Umanitaria creata nel 2001 per coordinare il processo di sminamento del Paese.

Questa notizia riporta alla ribalta un problema che, in una nazione in grande crescita come l'Angola, è ancora tutto da risolvere.  


Il numero delle mine antiuomo e anticarro presenti sul territorio è così grande che è anche difficile solo da dire o immaginare. Si tratta di circa 15 milioni ed è frutto di un passato disastroso fatto di trent'anni di guerra civile e di decenni di colonizzazione portoghese.


Gli sforzi messi in campo sia a livello governativo che internazionale sono stati e sono notevoli, ma il problema è ancora grave e le sue conseguenze si vedono ogni giorno per le strade dell'Angola, tanti uomini e donne senza un'arto inferiore. 


Secondo i dati dell'Undp (United Nations Development Programme) dal 2008 al 2011 sono più di 870 i milioni di metri quadrati di terreno bonificati e circa 1000 gli specialisti in sminamento formati negli ultimi anni che, sempre dal 2008, hanno contribuito a ripulire il Paese da 297.000 mine antiuomo, da circa 10.000 mine anticarro e da 491.000 altri ordigni inesplosi. 

Bruscolini rispetto al problema generale che non ha lasciato priva di conseguenze la popolazione. Sono più di 80.000, sempre secondo i dati dell'Undp, gli angolani che sono stati feriti o uccisi dalle mine terrestri dall'inizio della guerra civile angolana nel 1975. 

Fra i Programmi volti a risolvere il problema delle mine in Angola, merita di essere citato quello da 4,5 milioni di dollari, finito nel 2011 e sostenuto da Undp, Italia, Giappone e Svezia che andava sotto il nome di Mine Action Capacity Development Project. 

giovedì 11 ottobre 2012

MUSICA: Il Grande Sud di Eugenio Bennato in concerto a Luanda


Il Grande Sud musicale di Eugenio Bennato riempirà di suoni e parole la notte di Luanda il prossimo 22 ottobre 2012. 
Sarà un incontro di culture che pur così distanti geograficamente, si somigliano e si rincorrono musicalmente. 
Una notte di suoni del Mediterraneo sapientemente mischiati da un musicista eclettico e appassionato, capace di scoprire e cercare nuove sonorità da armonizzare con quelle della sua terra che affondano le radici nei suoni crescenti e coinvolgenti della Taranta. Un ballo e un ritmo che attraverso la chitarra battente , il tamburello e la mandola rimandano a esperienze di tanti mondi fra loro connessi, l'Italia, il Marocco, tutto il Nord Africa e poi giù fino al Mozambico. 
Ora la musica di Bennato sarà anche in Angola grazie a una iniziativa dell'Ambasciata d'Italia a Luanda, dell'Ambasciatore Giuseppe Mistretta e del suo attivissimo staff, nell'ambito della Rassegna della Cultura italiana che quest'anno prende il titolo di "L'Italia dei territori e l'Italia del Futuro". 
Eugenio Bennato sarà ospite della più antica e stimata associazione culturale angolana, il Cine Teatro "Chà de Caxinde" che per l'occasione sarà aperto al pubblico con entrata libera. 
Ad accogliere il musicista italiano ci saranno anche i componenti della "Banda Maravilha", tutti angolani, considerati il raggruppamento musicale più significativo del Paese. Nata nei primi anni '90 questa banda sviluppa suoni tipici della musica angolana, passando da un insieme di merengue ai suoni della sembra e ai ritmi inconfondibilmente angolani.

martedì 9 ottobre 2012

LUANDA SENZA ACQUA E LUCE


Per il partito di opposizione CASA-CE è una QUESTIONE DI STATO.

Luanda senza luce e senz'acqua. Non è una situazione temporanea, è un problema che ormai da due settimane affligge la capitale angolana e non solo. 

La forte siccità dello scorso anno e la mancanza di piogge in questa stagione, ormai la seconda senza precipitazioni, hanno complicato notevolmente la già scarsa produzione di energia elettrica e l'insufficiente rete idrica. 

Esasperati da questi disservizi sono i cittadini che vedono ormai razionata la distribuzione di acqua e luce. Di fronte a questa situazione anche le forze politiche stanno cominciando a preoccuparsi. 

E' di ieri la conferenza stampa di Abel Chivukuvuku,  leader del movimento Casa-Ce, la terza forza politica del Paese con il suo 6% ottenuto nelle passate elezioni del 31 agosto, che ha manifestato la sua "profonda indignazione per questa situazione che sta complicando la vita di milioni di cittadini, in particolare di quelli appartenenti alle fasce più povere della popolazione". 


La mancanza di acqua e luce, ha dichiarato Chivukuvuku, va considerata una "questione di Stato", dal momento che la sua ormai complicata risoluzione "non è competenza delle aziende pubbliche di acqua e luce EDEL, EPAL e ENE".

La mancanza di energia e acqua è stata occasione per il leader di questa formazione democratica di ricordare che l'Angola "ha condizioni climatiche ideali per sviluppare sistemi di energia rinnovabile come l'eolica o la solare". 

Chivukuvuku, forse interpretando anche il pensiero di tutti quelli che da giorni stanno soffrendo per la mancanza di acqua e energia elettrica ha affermato in conferenza stampa che il governo ha mancato di "programmazione, previsione e capacità di anticipazione" e che non si può nascondere dietro il semplice "dare la colpa alle particolari condizioni climatiche".

Ora che le acque del fiume Kwanza si sono pericolosamente ritirate mettendo fuori uso il sistema di produzione di energia che parte dalla diga di Capanda e che fa si che le stazioni di pompaggio dell'acqua di Kasseque e di trattamento delle acque di Kikuxi non funzionino più a pieno a ritmo, sono tutti in attesa di vedere come il nuovo esecutivo affronterà il problema. 

lunedì 8 ottobre 2012

LUANDA: 3000 in Marcia contro la Violenza


Più di 3000 angolani hanno marciato sabato 6 ottobre a Luanda in segno di protesta, contro l'ondata di violenza che è andata crescendo nel Paese. La prima Marcha contra a Violencia, organizzata dalla società civile, che si ricordi questo paese da una trentina d'anni a questa parte, si è svolta in modo civile, pacifico e colorato.
I partecipanti, molti giovani, uomini, donne, bambini, scout, religiosi, artisti, hanno percorso il tragitto che va dal Porto, fino alla Ilhia, passando lungo la nuova Marginal. I manifestanti, accompagnati dalla polizia che secondo alcuni partecipanti "si è comportanta magnificamente", hanno sventolato striscioni di condanna contro l'uso della violenza per risolvere qualsiasi controversia. 
Tante le magliette con scritto "Basta", molte le fiaccole accese, i canti e i balli. Su alcuni striscioni frasi come  "La violenza distrugge quello che vuole difendere: la dignità della vita, la libertà dell'essere, pertanto di no alla violenza!". 

La molla che ha fatto scattare l'dea di questa marcia di protesta contro la violenza è stato l'ennesimo efferato assassinio avvenuto nella capitale ad opera di balordi, concluso con la morte di un ragazzo di 20 anni, brutalmente assassinato. Il fatto seguiva di pochi giorni la violenza carnale di una giovane, che è stata poi gettata dal settimo piano di un palazzo, fatto avvenuto sempre a Luanda.
Il fenomeno della criminalità è in forte aumento nella capitale angolana afflitta da una situazione abitativa di degrado, con migliaia di persone costrette a vivere  con meno di 2 dollari al giorno nelle  bidonville sorte al tempo della guerra civile combattuta tra il 1975 e il 2002 e andate sempre crescendo. 
Come segnala anche il nostro Ministero degli esteri in una nota dello scorso 1 ottobre "nonostante le elezioni generali del 31 agosto 2012 si siano svolte in un clima sereno ed in modo ordinato, così come l’insediamento del Presidente della Repubblica e del nuovo Parlamento nei giorni scorsi, permane diffusa la criminalità comune in alcune aree della capitale e delle città principali  (rapine a mano armata, furti, aggressioni)". 
Di questa marcia, svoltasi con successo e senza incidenti rilevanti, è stato fatto uno splendido reportage fotografico dal fotografo Ademar Rangel che può essere visto sulla pagina Facebook che gli è stata dedicata: Marcha contra a violencia

martedì 2 ottobre 2012

L' Angola ON AIR da Washington DC



"Anyone who knows me will never forget me, I am a determined individual and I know what I want in life. Nothing is impossible for me, I have a unique personality and those who know me, know exactly what I am talking about…"

Si presenta così Hariana Veras, l'ideatrice, curatrice, presentatrice di un programma televisivo Usa nato con lo scopo di far conoscere l'Angola agli americani e di ricordare agli angolani in America come sta cambiando il loro paese. Un incipit pieno di orgoglio, che rispecchia perfettamente "l'orgoglio angolano", lo stesso che da dieci anni a questa parte sta crescendo nei cuori e nelle coscienze di buona parte di questo popolo. 

Conheca Angola, questo il nome dello Show tutto a misura della bella presentatrice, così tanto che si chiama anche Hariana Show, viene registrato ogni settimana a Washington Dc e trasmesso sul Canale 30 di Coxcable e Comcast e sul sito www.conhecaangola.org in portoghese e su www.gettoknowangola.com in lingua inglese, che però, una volta digitati rimandano ambedue al sito www.harianashow.com 

Il programma, come chiarisce in una registrazione la stessa Hariana Veras,  "mira a promuovere l'Angola, la sua cultura, il suo sviluppo pacifico, le opportunità di crescita e investimento, ma non tocca in nessun punto la politica". Meglio così per una giornalista che, cresciuta nel giornalismo "politico", la sua carriera inizia nella redazione del settimanale "Folha 8", non proprio government friendly, per continuare nel settimanale "Angolense", meno anti-governativo ma sempre poco allineato, finisce nel "giornalismo", per dirla in una sola parola, di propaganda quando, qualcuno o qualcosa, deve averla convinta a saltare sul cavallo vincente. Hariana passa così alla Sonangol TV, la televisione della petrolifera locale e poi all'ufficio stampa dell'ambasciata angolana negli States. 

Dalle "stalle alle stelle" Hariana si è ritagliata uno show tutto per se fatto per "mostrare al mondo - afferma lei stessa - il momento magico che sta vivendo la nuova Angola, quella che dopo la pace ha aperto nuovi orizzonti grazie alla stabilità politica."  

Lo Show è suddiviso in tre momenti: l'intervista della settimana, generalmente a personaggi cool come Leila Lopez , Miss Universo, o key come l'ambasciatrice angolana negli Stati Uniti d'America che racconta come "siamo riusciti in dieci anni a ampliare i rapporti bilaterali con gli Stati Uniti, fino a un livello mai visto prima". 

Il secondo programma dello Show si chiama O que os americanos sabe sobra angola, cosa sanno gli americani dell'Angola, che è qualcosa ai limiti dell'esilarante. Mai rubrica Tv era riuscita a mettere più seriamente in ridicolo il popolo americano che, a malapena, dichiara di aver mai sentito pronunciare la parola Angola e che, quando va bene, afferma con soddisfazione, di avere già sentito questo Paese che "dovrebbe trovarsi in Africa". 
C'è però un signore che si spinge oltre e afferma, ma la cosa, dopo tanti passanti che cascano dalle nuvole suona per lo meno preparata, "è un paese africano con un governo democratico fatto di bella gente".

Lo show si chiude con la Rubrica Culinaria Hoje, dove Hariana stessa, smessi gli abiti della presentatrice fascinosa, ma forse dovrei dire della giornalista, si cimenta in ricette della cucina tradizionale come il "bombo con jimboa", quel cibo dei poveri, un po' l'equivalente della nostra polenta, che nell'Angola che non cresce, continua a riempire la pancia di milioni di persone con farina di manioca condita di erba di campo.

mercoledì 26 settembre 2012

ANGOLA: IL GIORNO DI EDUARDO DOS SANTOS


E' oggi il grande giorno dell'investitura ufficiale del "nuovo" presidente dell'Angola, Josè Eduardo Dos Santos e del suo vice presidente, Manuel Vicente, già direttore generale della petrolifera locale, la Sonangol, e poi Ministro per lo sviluppo economico. 

Capolista e numero due del Partito MPLA, Movimento Politico per la Liberazione dell'Angola, i due uomini saranno investiti oggi ufficialmente dei loro nuovi incarichi.

Al potere da 32 anni, Dos Santos oggi è per la prima volta "presidente eletto" e la cerimonia per ribadire il concetto si prefigura fastosa. 

La popolazione tutta è invitata a recarsi in fine mattinata in Piazza della Repubblica, adiacente al rinnovato mausoleo in onore del primo presidente dell'Angola, durato in carica solo 4 anni, Agostinho Neto.

I preparativi sono stati frenetici in questi ultimi giorni, quando squadre di operai cinesi e angolani sono state inviate a riparare le strade che conducono alla Piazza e al maestoso mausoleo, una sorta di missile che si leva alto verso il cielo circondato da giardini e gradinate che oggi si riempiranno degli eserciti in parata dell'Angola e dei Paesi della Sadc, la Comunità per lo Sviluppo dell'Africa del Sud, che comprende 15 Paesi dell'Africa australe e meridionale. 

La giornata delle vanità del nuovo presidente si è aperta con una sorpresa annunciata solo nel tardo pomeriggio di ieri. Oggi è per l'Angola dia de "tolerância de ponto" che sostanzialmente significa, giorno di festa in cui il Presidente ha esonerato tutti dall'andare al lavoro.

La tardiva decisione ha provocato non pochi disguidi nella mattinata di oggi, con bambini che sono andati a scuola e hanno trovato le porte chiuse, giovani che hanno tentato di prendere mezzi pubblici e non li hanno trovati, uffici che hanno aperto e poi chiuso. 

Decidere per tutti, usare la città come il proprio personale parco divertimenti, chiudere strade, pulire facciate in fretta e furia, sono cose che ricordano molto altri Paesi e altri anniversari di persone che stavano sulla scena da moltissimi anni.

Da stamane poi la radio non fa che ricordare le gesta dell'uomo che sta per essere investito Presidente eletto dell'Angola con più del 71% dei voti. Fra le altre cose ricordano dai microfoni, Dos Santos è nato nel 1942 nel quartiere di Sambizanga, ai margini della capitale. Un quartiere tristemente noto fino a qualche anno fa per l'estremo degrado e l'eccessiva pericolosità causata dalla presenza di banditi e criminali. 


Oggi il quartieri si sta riscattando, alcune belle realtà stanno nascendo fra le sue strade di fango, come quella della Casa de Accolhimento para meninos  de Rua Magone-Margarida, dei padri salesiani, ma la realtà di Sambizanga è lontana migliaia di chilometri e anni luce da quella della Luanda che cresce, che si accende di lampioni sul lungomare, che brinda e festeggia sulla Marginal l'elezione di un uomo che sta cambiando il volto dell'Angola. 

A Sambizanga oggi non si festeggia niente, perchè come ogni giorno si combatte per non prendere la febbre tifoide, per non vedere i propri bambini morire di fronte al Posto de Saude che non ti "attende" in quanto non puoi pagare la visita e la lastra, perché hai il fango che entra nella baracca.

Mi domando come si possa dimenticare il luogo da cui si proviene, come si possa festeggiare un giorno così importante lontano dalla propria gente, come si possa credere allo slogan "distribuir melhor" se dopo 32 anni al potere la strada dove si è nati è ancora una fogna a cielo aperto dove la gente si ammala e nessuno se accorge. 

lunedì 24 settembre 2012

LUANDA: con gli Optimist il Club Nautico aiuta i meninos dei quartieri poveri


Ogni sabato e domenica la baia di Luanda, sin dalle prime ore del mattino, si anima di saettanti puntini bianchi che, bordo dopo bordo,  solcano le sue acque fino a pomeriggio inoltrato. 

Sono le vele di molti Optimist, di qualche Laser, 420 e 470, condotti abilmente da un centinaio di bambini. Sono tutti "meninos" dei quartieri poveri che circondano la zona della Ilha di Luanda, una lunga striscia di terra che chiude da un lato la baia della capitale. 

All'inizio della Ilha si trova il CNIL, Club Nautico della Ilha di Luanda. Il Club, nato nel 1924 come Istituzione di pubblica utilità, con il nome Club Desportivo Nun'Alvarez, ha lasciato nel 1979 questo nome, legato al colonialismo, per diventare il Clube Nautico da Ilha de Luanda. 


Oggi il CNIL sta dando la possibilità, a 130 bambini nella vela e a 60 nel canottaggio, di praticare gratis uno sport come la vela e la canoa e di poter magari un giorno competere a livello internazionale in queste straordinarie discipline sportive.


Il responsabile della sezione Vela, Alfonso Mateus, dal 2008 prepara questi bambini  ad affrontare il mare. "Vengono qui presto e restano al club tutto il giorno - racconta  Mateus - spesso i loro genitori non sanno neanche che sono qui, è il nostro modo di toglierli dalla strada". Il progetto supportato interamente dal CNIL, ha già portato molti di questi bambini a partecipare a competizioni locali. 


L'obiettivo, spiega il responsabile della sezione Vela "è quello di incentivare i bambini a praticare la vela nelle discipline di regata classe Optimist, Laser, 420 e 470". 

Ciò di cui ha bisogno ora il CNIL per portare avanti il progetto e aiutare i bambini dei quartieri poveri intorno alla Ilhia a trovare qualcosa di costruttivo con cui trascorrere la giornata,  è di trovare qualche sponsor che creda nell'iniziativa. 

 CNIL Club Nautico Ilha di Luanda

mercoledì 19 settembre 2012

Angola: diritto per tutti in Piazza a Luanda



Si chiama "direito para todos", diritto per tutti, l'iniziativa lanciata oggi dall'Ordine degli Avvocati angolani e mutua il suo slogan dal programma governativo "agua para todos".
Questa volta a essere distribuita non sarà l'acqua ma consigli giuridici gratuiti da dispensare nella pubblica piazza. 
L'appuntamento, diramato per radio e sui giornali di oggi, invita il pubblico a recarsi in Piazza Indipendenza a Luanda, il prossimo sabato 22 settembre, per contattare uno degli avvocati che si farà trovare in strada dalle 9.00 alle 13.00. 
"L'intento - ha spiegato il presidente dell'Ordine Cachimbombo - è di favorire le persone meno abbienti che hanno bisogno di un consiglio giuridico". Le aree di cui hanno promesso di occuparsi gli avvocati sono: il penale, il civile,  il diritto di famiglia. 
Questa iniziativa è la prima tappa di un lavoro di ricerca e verifica dell'attuale situazione della giustizia in Angola che sarà avviato congiuntamente dall'Associazione dell'Ordine degli Avvocati e dall'Associazione Giustizia, Pace e Democrazia nell'ambito del suo lavoro sui diritti umani nel Paese. 
Il report verrà stilato nel 2014 e darà un'istantanea della situazione "accesso al diritto e alla giustizia" in Angola. Naturalmente tutti gli avvocati angolani sono invitati a presentarsi in piazza sabato prossimo!

sabato 15 settembre 2012

ARCHITETTURA: ANCHE L'ANGOLA ALLA BIENNALE DI VENEZIA - BEYONDE ENTROPY ANGOLA IS IN BIENNALE OF ARCHITECTURE IN VENICE


Architettura "oltre la trasformazione" è la parola d'ordine dell'Angola più all'avanguardia che dal 29 agosto al 25 novembre farà parlare di sé in Italia. L'Angola è infatti presente, per la prima volta quest'anno, alla Biennale di Architettura di Venezia, con il progetto Beyond Entropy, un'installazione a grandezza naturale che presenta un nuovo modello urbanistico per la capitale Luanda.


Il Padiglione si trova alla Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore.  I curatori del Padiglione angolano, Stefano Rabolli Pansera e Paula Nascimiento, illustreranno il progetto che evidenzia la necessità urgente di energia nelle città africane ad alta densità di popolazione e in rapida crescita ed esplora l’impatto di infrastrutture a basso consumo energetico sulla forma urbana.
Queste "entropie" sono la materializzazione di modelli virtuosi in cui credere e in cui ci possa essere una completa integrazione di spazi pubblici, giardini urbani e infrastrutture energetiche, qualcosa che assomiglia molto alla Nuova Marginal di Luanda, il lungomare della baia cittadina, allestito come spazio multifunzionale, di aggregazione, sport, incontro, sviluppo socio-culturale, nel rispetto dell'ambiente.

ENGLISH


The First Pavilion of the Republic of Angola at the 13th International architecture exhibition of Venice has been reported as unmissable by many well-known international medias. It complies with the general theme of the Biennale curated by David Chipperfield, Common Ground (compare to the links below).

Beyond Entropy Angola is a project based on the idea that public space can perform as green infrastructure for Luanda, the seven-million people capital of Angola. The suburban areas of Luanda (musseque) have grown dramatically with no adequate infrastructures (water, electricity and sewage).

Curators Stefano Rabolli Pansera and Paula Nascimento believe that, despite the lack of infrastructures, the morphology of the mousseque “reveals a spatial intelligence that we cannot neglect” , especially when foreign urban models are imported in order to replace large parts of the existing city.

The project, proposed by Beyond Entropy, is not touching the existing morphology of the musseque in order to change completely the quality of the space. In fact the project upgrades the urban area by planting a common cane, Arundo donax in the interstitial space between the buildings.

The canes, that filter naturally the dirty waters, are ideal for the production of biomass and provide a wonderful green area. Therefore the intervention performs simultaneously as public space and as energetic infrastructures; it becomes an energetic Common Ground.

 In summary, the Angolan Pavilion is:

 -a new urban prototype for the development of  high-density suburban areas
 -an innovative proposal combining public spaces and energetic infrastructures
 -a sustainable urban model repeatable in the entire Sub-Saharian Africa
 -a 1:1 scale model of an energetic Common Ground
The Angola pavilion changes completely during the period of the exhibition (in fact Arundo Donax canes grow up to one meter per month).
The project aims to be implemented as a real proposal for the high-density neighbourhoods in Luanda. This is the main topic of the international symposium scheduled in November on the Island of San Giorgio Maggiore in Venice, in order to close the first Angolan participation to the Venice Architecture International Exhibition.

venerdì 14 settembre 2012

ANGOLA: sono 50.000 le foche emigrate dalla Namibia

Esemplare gigante di foca arctocephalus pusillus. Foto di G.Mazza
Sono 50.000 le foche emigrate in Angola negli ultimi 15 anni ed è tempo per il paese di prendere dei provvedimenti fra cui quello dell'"abbattimento sostenibile". E' quanto ha annunciato oggi in una lunga intervista alla Radio Angolana, Antonia Nelumba, la direttrice nazionale delle infrastrutture del Ministero della Pesca locale.

Le coste dell'Angola sono bagnate a sud dalle acque della corrente oceanica del Benguela. Questa corrente fredda scorre dalla costa occidentale del Sudafrica e della Namibia verso Nord e Nord-Ovest. 

Per una serie di ragioni di carattere ambientale e sociale, negli ultimi 15 anni, una immensa colonia di foche del tipo arctocephalus pusillus, prima abituate a risiedere in Namibia e SudAfrica, è emigrata lungo le coste del Benguela, provincia sud-occidentale dell'Angola, situata sulla costa atlantica, lungo l'omonima baia.

Oggi questa colonia ha raggiunto le 50.000 unità e in qualche modo l'Angola deve imparare a conviverci, come fanno già Namibia e Sudafrica, anche se questa convivenza non sempre è pacifica. 

Le foche, oltre ad essere dei simpatici animali che amano rilassarsi sulle rocce e poi tuffarsi fra le onde, invadono il territorio marino che viene utilizzato dai pescatori locali provocando ingenti danni alle attrezzature e duri colpi alla loro economia. 

"Una rete da pesca costa ai pescatori 50.000 dollari - ha sottolineato la direttrice durante l'intervista - per non parlare di ciò di cui si nutrono queste creature".


Le foche arctocephalus pusillus sono ghiotte di sgombri, i locali carapau, e adorano soprattutto quelli piccoli. Un solo esemplare di foca ne mangia fra gli 8 e i 13 chili al giorno che, moltiplicati per 50.000, produce numeri da spopolamento del mare. 

Questi numeri inoltre non possono andare d'accordo con le esigenza dei pescatori, che non trovano più pesci grandi, né con quelle dell'ambiente, che vede una specie marina rischiare l'estinzione, almeno in quella zona. 

"Ora - ha spiegato Antonia Nelumba - siamo costretti a importare 30.000 tonnellate di carapao ogni sei mesi, a fronte di una produzione, nei primi 6 mesi di quest'anno di 50.000 tonnellate".

La direttrice nazionale delle infrastrutture del ministero della pesca locale, nel lanciare oggi questo allarme, ha anche affermato che "è arrivato il momento di cominciare a regolare l'esistenza delle foche in Angola con politiche che parlano anche di abbattimento sostenibile". 

La proposta della signora Nelumba prevede lo stanziamento di fondi per l'apertura di uno stabilimento per la lavorazione della foca, per ottenerne l'estrazione del suo grasso per utilizzi nella cosmetica, per lavorarne le pelli e le sue carni. 

"Questo - ha continuato la direttrice angolana - servirà a regolare il rapporto foca/pesce e quello foca/pesce/pescatori". Il tutto ha concluso "per minimizzare i danni delle foche in Benguela e in Namide dove stanno migrando". 

Tempi duri per le foche angolane!