mercoledì 5 novembre 2014

ANGOLA: autorità confermano, non è ebola, suora sta bene.


Nessun caso di ebola in Angola ad oggi. Le autorittà angolane hanno confermato ieri all'agenzia di stampa locale Angop che la suora proveniente da Parigi e internata in un ospedale a Luanda con sospetto di ebola non ha contratto la malattia. 



Il caso di questa suora ha sollevato molte preoccupazioni in quanto si trattava di una donna che ha viaggiato in aree a rischio e che ha affermato di essere entrata in contatto con un probabile malato di ebola.
 La donna, al termine di una viaggio fra Congo Brazaville, Repubblica Democratica del Congo e Cabinda, si era presentata la settimana scorsa in un ospedale di Luanda con sintomi simili a quelli provocati dal virus ebola. 
Le sue analisi sono state mandate in Sud Africa e i risultati, pervenuti dopo alcuni giorni, secondo quanto confermato dalle autorità angolane, sono negativi per l'ebola.
Hernando Agudelo, il responsabile dell'OMS-Angola, Organizzazione Mondiale della Salute, intervistato dall'agenzia di stampa angolana ha sottolineato che quello della suora "non è il primo caso sospetto di ebola investigato in Angola" infatti, ha continuato l'esperto delle Nazioni Unite "tutte le settimane le autorità angolane fanno fronte a una decina di allerte che fino ad ora non si sono mai trasformate in veri casi di virus ebola".

martedì 4 novembre 2014

Angola: ebola sempre più vicina, un caso sospetto a Luanda



Sono ore di tensione e attesa a Luanda quelle che stanno passando da quando, sabato scorso 1' di Novembre, si è appreso da fonti ufficiali, che c’è un caso sospetto di ebola nella capitale.

Si tratta di una suora di origini angolane, da sette anni residente a Parigi, che negli ultimi giorni di ottobre si è recata a Brazaville, a Kinshasa, in Repubblica Democratica del Congo e da lì ha raggiunto la Cabinda, enclave angolana in Congo, via barca. 

La donna si è presentata venerdì scorso all’Ospedale Militare di Luanda con evidenti sintomi di malattia, in tutto simili a quelli provocati dall’Ebola e da allora è sotto controllo di una equipe medica equipaggiata per far fronte all’emergenza. 

La donna ha affermato di aver avuto un contatto con un sospetto malato di ebola durante il suo viaggio in Congo. Le sue analisi sono state mandate in Sud Africa e in questi giorni, in queste ore, si aspetta con ansia una risposta.

La società è preoccupata in generale e ancora di più lo sono gli stranieri che vivono a Luanda. La Scuola Internazionale di Luanda, la LIS, sta monitorando la situazione ed è in “contatto costante” - come ha affermato oggi il direttore della LIS, Antony Baron, in una lettera ai genitori - con l’Organizzazione Mondiale della Salute e con le maggiori compagnie petrolifere presenti nel Paese che finanziano la Scuola stessa, oltre che con il Ministero della Saluta locale e con l’ente che sta gestendo l’emergenza ebola in Angola.

Una cosa è certa, se il caso fosse confermato, la scuola e le aziende in cui lavorano espatriati e la nostra ambasciata stessa alzerebbero il livello di allarme e si potrebbe anche arrivare a una “evacuazione” degli espatriati.

C’è da augurarsi che questo non avvenga, che la donna abbia solo la malaria, che fra l'altro le è già stata diagnosticata, ma soprattutto, c’è da augurarsi che in futuro, personale come preti, suore, missionari, operatori di Ong, organizzazioni internazionali e aziende, medici e infermieri che vivono o lavorano in Paesi a rischio ebola, riducano, se non azzerino, la loro mobilità, per evitare che il virus si diffonda ancora più velocemente di come già non sta avvenendo.