venerdì 20 settembre 2013

Il punto sulla criminalità a Luanda



E' la fine di maggio 2013 quando la polizia decide di dare una stretta forte contro la criminalità che impazza nella capitale angolana. Il comando della Polizia Nazionale di Luanda comincia una serie di operazione di prevenzione e lotta al crimine che portano nel giro di poche settimane all'arresto di molti bandidos

Addirittura nella sola notte del 26 maggio furono arrestate 211 persone. L'obiettivo del comandante della polizia di Luanda, all'epoca una donna, Elizabety Ranque Franque, è ripulire la periferia della città e ridare ai cittadini "quel senso di sicurezza che ormai manca da tempo", parole sue riportate dal Jornal de Angola del 27 maggio. In quei giorni si registra una diminuzione dell'indice di criminalità in città.

Sono passati tre mesi e quel senso di sicurezza della cittadinanza sembra già svanito nel nulla. Qualcuno afferma che i gatunes, questo l'altro nome locale per bandito, sono stati rilasciati e si trovano di nuovo a piede libero, pronti ad attaccare chiunque appaia preda facile da alleggerire.

Le tecniche sono diverse. Si passa dall'attacco frontale, per strada, armati di colli di bottiglie rotte, a quello più organizzato, nei confronti di chi va in macchina.

I banditi, normalmente quattro su due motorini, si affiancano all'auto quando si trova bloccata nel traffico, uno da una parte e uno dall'altra, con un'arma alla mano, generalmente una pistola, intimano di abbassare il finestrino e consegnare tutto, soldi, telefoni, computer. 

Diverso è il caso in cui la macchina non sia bloccata nel traffico, allora un motorino si mette davanti e frena, uno dietro e, a meno che non si abbia il coraggio di speronare il mezzo fermo davanti, quello che segue è lo stesso, arma, finestrino, soldi. 

Non sempre le cose vanno lisce come l'olio e a volte ci scappa il morto o il ferito come è accaduto ieri, 19 settembre, proprio nella via di accesso al più grande Shopping Center di Luanda, il Belas. 

In pieno giorno, le 12.00, una coppia di giovani in moto ha sparato al fianco di un uomo che conduceva una macchina e gli ha rubato le due valigette che erano nei sedili posteriori dell'auto. 

Quello che è emerso dal racconto di alcuni testimoni, è che l'uomo era inseguito dai banditi sin dal momento in cui aveva ritirato i soldi in un vicino Bancomat. Il ferito, un locale, una volta accortosi di essere inseguito, ha tentato di entrare nel parcheggio del centro commerciale ma i banditi sono stati più veloci. 

La notte nei musseque intorno alla capitale trascorre invece al suono delle pistolettate di bande armate che generalmente attaccano le case di quegli abitanti "più agiati" che però, non disponendo di ingenti somme di denaro, sono costrette a vivere comunque nelle zone degradate della città. 

Pericolose sono inoltre le spiagge che si trovano nelle immediate vicinanze della città, quelle che alle spalle hanno interi quartieri dormitorio o vere e proprio favelas, dove le condizioni di vita sono peggiorate da quando il fenomeno della "riqualificazione della città di Luanda" ha portato, nel giugno scorso, all'abbattimento di interi quartieri poveri incastonati nella città, come gli agglomerati urbani di Kilombo, Flamingo, Area Branca e l'area chiamata Petrangol, nel Municipio di Sambizanga.

Gli abitanti di quelle favelas, quelli che non sono rientrati nei programmi governativi di riposizionamento nelle cosiddette "nuove centralità cittadine", si sono spostati più a Nord, lungo spiagge che un tempo erano più sicure, come quella dei relitti di Panguila, le spiagge di Santiago e Sao Miguel, ora zona di attacchi ai visitatori. 

E' questa, purtroppo, la realtà di Luanda, una città che sta faticosamente tentando di crescere e migliorare. Una città dove in un solo giorno possono accadere cose bellissime e cose tragiche. 

Prendendo il 19 settembre come esempio, in un solo giorno si è avuta l'inaugurazione dei Mondiali di Hockey su pattini, è stato presentato l'ultimo romanzo del più grande scrittore angolano, Pepetela, è stata tentata una manifestazione antigovernativa, prima approvata e poi, la mattina stessa dichiarata illegale dal governo, un uomo è stato colpito quasi a morte difronte allo Shopping Center simbolo della nuova Luanda, ricca e glamour, solo per citare qualche fatto. 

Cose che accadono in tutte le grandi città del mondo probabilmente, ma qui, a Luanda, a poco più di dieci anni dalla fine di una guerra fratricida e massacrante, con la prospettiva di diventare la città più ricca e produttiva di tutta l'Africa del Sud, tutta questa violenza, questa povertà, questo degrado, fa male. 

C'è tanto che si potrebbe fare, ci sono i soldi e forse, in alcuni casi, c'è anche la volontà, allora, perché aspettare?

giovedì 19 settembre 2013

Pubblicato l'ultimo romanzo di Pepetela: O tìmido e as mulheres


Torna Pepetela, scrittore angolano, autore di numerose opere letterarie e vincitore del Premio Camoes per la letteratura nel 1997. 

Lo fa con un romanzo che racconta la Luanda contemporanea attraverso la figura di un uomo, il protagonista e di un certo numero di donne che ruotano intorno a lui. 

O timido e as mulheres, questo il titolo dell'opera presentata oggi nei giardini dell'Uniao dos escritores angolanos a Luanda e in contemporanea a Lisbona, trasporta ancora una volta il lettore nel multiforme e contraddittorio paesaggio culturale e politico di una società, quella angolana, in forte trasformazione.

Già dalle prime righe, lette direttamente dall'autore al pubblico stretto intorno a lui in questo evento culturale angolano, emerge la simpatica figura di un eroe-antieroe, Heitor, scrittore all'inizio della carriera, il timido di cui sopra. 

Compare poi nel corso della lettura la sequenza degli altri personaggi, tutti intriganti, da Mariza, sensuale responsabile di un programma radio a Orquidea, altra poderosa figura femminile di questa storia ambientata fra la Luanda bene e i musseque (le favelas) di cui è contornata. 


"La storia - ha spiegato Pepetela al pubblico - è nata da una canzone che non sentivo da almeno quarant'anni e che una mattina mi sono ritrovato in testa". "La canzone - ha continuato lo scrittore - diceva più o meno così: quando calienta il sol aqui na praia..."

Da quelle note l'autore ha prodotto nel giro dei 6 mesi quest'ultima opera che "con la sua abituale maestria torna a sorprendere il pubblico disegnando un paesaggio imparziale e oggettivo dell'attuale società angolana, frutto di molti cambiamenti culturali e politici dovuti alla storia recente" come si legge sulla quarta di copertina. Allora, buona lettura!


domenica 15 settembre 2013

It is possible for a theory not to correspond to reality?




The happiest people in Africa apparently reside in Angola, according to a 156-nation survey published by the United Nations Sustainable Development Solutions Network.
Released Monday, September 9th, the 2013 World Happiness Report ranks the happiest countries around the globe and around Africa.

The Solutions Network, launched in August 2012, mobilizes scientific and technical expertise from academia, civil society, and the private sector in support of sustainable-development problem solving at local, national, and global scales.

The report identifies the countries with the highest levels of happiness: leading experts in several fields – economics, psychology, survey analysis, national statistics, and more – describe how measurements of well-being can be used effectively to assess the progress of nations.

The Report shows significant changes in happiness in countries over time, with some countries rising and others falling over the past five years. There is some evidence of global convergence of happiness levels, with happiness gains more common in Sub-Saharan Africa and Latin America, and losses more common among the industrial countries.

For the 152 countries with data available, happiness (as measured by people’s own evaluations of their lives) significantly improved in 60 countries and worsened in 41.

The Report also shows the major beneficial side-effects of happiness. Happy people live longer, are more productive, earn more, and are also better citizens.   

This year Angola happen to be the happiest Country in Africa in its 61st position between 152 Country surveyed.

So far so good, but it is possible for a theory not to correspond to reality?  The answer could be yes, bust let’s give a look to the following video and find out what people of Luanda think about it.




Adjaime, the director of a Street children's Shelter in town, gives his own idea of being happy in Angola. Then a young angolan student gives is own clue.

Adjaime: “I don’t know if we can consider Angola the happiest Country but is a Country in which people try to move forward when they face difficulties in a way that appeals to suffer as little as possible, smiling even if you are suffering, going through the difficulties of life, singing and dancing, I’m not sure it means to be happy, it is just a way to face the problems”
“So this is true if it means to feel good in your own soul and from a materialistic point of view, that’s why we cannot think of Angola as the happiest country of the continent but as a Country which try to solve the problems without being overwhelmed by the problems”

Dani: "Angola is the happiest Country in Africa because the families living in this country are always willing to help one each other.