E' la fine di maggio 2013 quando la polizia decide di dare una stretta forte contro la criminalità che impazza nella capitale angolana. Il comando della Polizia Nazionale di Luanda comincia una serie di operazione di prevenzione e lotta al crimine che portano nel giro di poche settimane all'arresto di molti bandidos.
Addirittura nella sola notte del 26 maggio furono arrestate 211 persone. L'obiettivo del comandante della polizia di Luanda, all'epoca una donna, Elizabety Ranque Franque, è ripulire la periferia della città e ridare ai cittadini "quel senso di sicurezza che ormai manca da tempo", parole sue riportate dal Jornal de Angola del 27 maggio. In quei giorni si registra una diminuzione dell'indice di criminalità in città.
Sono passati tre mesi e quel senso di sicurezza della cittadinanza sembra già svanito nel nulla. Qualcuno afferma che i gatunes, questo l'altro nome locale per bandito, sono stati rilasciati e si trovano di nuovo a piede libero, pronti ad attaccare chiunque appaia preda facile da alleggerire.
Le tecniche sono diverse. Si passa dall'attacco frontale, per strada, armati di colli di bottiglie rotte, a quello più organizzato, nei confronti di chi va in macchina.
I banditi, normalmente quattro su due motorini, si affiancano all'auto quando si trova bloccata nel traffico, uno da una parte e uno dall'altra, con un'arma alla mano, generalmente una pistola, intimano di abbassare il finestrino e consegnare tutto, soldi, telefoni, computer.
Diverso è il caso in cui la macchina non sia bloccata nel traffico, allora un motorino si mette davanti e frena, uno dietro e, a meno che non si abbia il coraggio di speronare il mezzo fermo davanti, quello che segue è lo stesso, arma, finestrino, soldi.
Non sempre le cose vanno lisce come l'olio e a volte ci scappa il morto o il ferito come è accaduto ieri, 19 settembre, proprio nella via di accesso al più grande Shopping Center di Luanda, il Belas.
In pieno giorno, le 12.00, una coppia di giovani in moto ha sparato al fianco di un uomo che conduceva una macchina e gli ha rubato le due valigette che erano nei sedili posteriori dell'auto.
Quello che è emerso dal racconto di alcuni testimoni, è che l'uomo era inseguito dai banditi sin dal momento in cui aveva ritirato i soldi in un vicino Bancomat. Il ferito, un locale, una volta accortosi di essere inseguito, ha tentato di entrare nel parcheggio del centro commerciale ma i banditi sono stati più veloci.
La notte nei musseque intorno alla capitale trascorre invece al suono delle pistolettate di bande armate che generalmente attaccano le case di quegli abitanti "più agiati" che però, non disponendo di ingenti somme di denaro, sono costrette a vivere comunque nelle zone degradate della città.
Pericolose sono inoltre le spiagge che si trovano nelle immediate vicinanze della città, quelle che alle spalle hanno interi quartieri dormitorio o vere e proprio favelas, dove le condizioni di vita sono peggiorate da quando il fenomeno della "riqualificazione della città di Luanda" ha portato, nel giugno scorso, all'abbattimento di interi quartieri poveri incastonati nella città, come gli agglomerati urbani di Kilombo, Flamingo, Area Branca e l'area chiamata Petrangol, nel Municipio di Sambizanga.
Gli abitanti di quelle favelas, quelli che non sono rientrati nei programmi governativi di riposizionamento nelle cosiddette "nuove centralità cittadine", si sono spostati più a Nord, lungo spiagge che un tempo erano più sicure, come quella dei relitti di Panguila, le spiagge di Santiago e Sao Miguel, ora zona di attacchi ai visitatori.
E' questa, purtroppo, la realtà di Luanda, una città che sta faticosamente tentando di crescere e migliorare. Una città dove in un solo giorno possono accadere cose bellissime e cose tragiche.
Prendendo il 19 settembre come esempio, in un solo giorno si è avuta l'inaugurazione dei Mondiali di Hockey su pattini, è stato presentato l'ultimo romanzo del più grande scrittore angolano, Pepetela, è stata tentata una manifestazione antigovernativa, prima approvata e poi, la mattina stessa dichiarata illegale dal governo, un uomo è stato colpito quasi a morte difronte allo Shopping Center simbolo della nuova Luanda, ricca e glamour, solo per citare qualche fatto.
Cose che accadono in tutte le grandi città del mondo probabilmente, ma qui, a Luanda, a poco più di dieci anni dalla fine di una guerra fratricida e massacrante, con la prospettiva di diventare la città più ricca e produttiva di tutta l'Africa del Sud, tutta questa violenza, questa povertà, questo degrado, fa male.
C'è tanto che si potrebbe fare, ci sono i soldi e forse, in alcuni casi, c'è anche la volontà, allora, perché aspettare?
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