venerdì 27 aprile 2012

IN LIBRERIA E ON LINE...


IL GHIBLI IN ARRIVO. Istantanee dalla Libia sull'orlo della rivoluzione. Di Francesca Spinola,  Albatros.

Copertina del libro

 Compra il libro on line.

"Un punto d’osservazione così particolare sulla rivoluzione è un privilegio che ben pochi giornalisti possono vantare. Quando Tripoli è insorta contro Gheddafi­ il 17 di Febbraio, Francesca Spinola conosceva bene la città; da tre anni viveva nella capitale libica in qualità di unico corrispondente occidentale accreditato. Nelle pagine di questo libro ripercorre gli ultimi passi di un regime morente, scoprendo i movimenti nascosti sotto la sabbia, il marciume che da tempo erodeva le fondamenta di una dittatura fino a quel giorno in apparenza indistruttibile. In una prosa sincera, si chiede cosa riservi il futuro ad un paese in cui il sipario è stato improvvisamente sollevato e che ne sarà del luogo che un tempo chiamava casa". 
Stephan Faris, TIME MAGAZINE

"Few journalists have had so exclusive a look at a revolution. When Tripoli rose against Ghaddafi in Feb 17, Francesca Spinola knew the city well, having lived there for three years as the Libyan capital's only accredited western correspondent. In the pages of this book, Spinola retraces the last steps of the dying regime, taking her readers on an exploration of the currents beneath the sand, seeking out the hidden rot that had been eating away at the foundations of a dictatorship that days before the revolution began had seemed would last forever. In heartfelt prose, Spinola asks what the future holds for a country on which the curtain has been suddenly lifted and what will become of the place she once called home." 

Stephan Faris, TIME MAGAZINE

giovedì 26 aprile 2012

Esmeraldo e Manuel: il ricco e il povero raccontano l’Angola ai microfoni della BBC


Ogni tanto qualcuno si ricorda dell’Angola e racconta quello che accade in questo Paese martoriato da trent’anni di guerra civile e da un passato di colonialismo e schiavismo. Questa volta a farlo è Ganês Komla Dumor. Si tratta di un giornalista della BBC, la radiotelevisione pubblica inglese, che, a dieci anni esatti dalla firma del trattato di pace fra le due fazioni in guerra, l’MPLA e l’UNITA, è venuto a Luanda a registrare un servizio radio che racconta il Paese oggi.


Dentro c’è tutta la sua realtà più evidente: lo sviluppo e la povertà, i grattacieli e le baracche, le porsche e la quotidiana lotta per l’approvvigionamento dell’acqua, la crescita del Prodotto Interno Lordo e la mancanza di servizi.


Protagonisti del suo servizio asciutto e realista, come solo un inglese è in grado di fare, sono Esmeraldo e Manuel. Il primo dirige l'unico negozio della Porsche in Angola che, aperto due anni fa, ora ha clienti che addirittura chiedono la macchina modificata con i colori della nazione. Il secondo è Manuel, da vent’anni a Luanda, fa la fila per prendere l’acqua alla fontana di una favelas da cui vede i grattacieli del centro città.

clicca su BBC World Service on Angola

martedì 24 aprile 2012

Invisible dog: l'Africa non esiste!

Consiglio ai miei lettori le analisi attente di due giornalisti indipendenti che scrivono di Africa a mani libere. Le ragioni sono molte: conoscono il territorio per averlo visitato più volte, hanno accesso a canali cui altri giornalisti difficilmente sanno o possono accedere, credono nella comunicazione sociale e non ultimo... non vivono in Africa, cosa che gli permette di essere molto espliciti senza troppe conseguenze immediate.


Consiglio i loro articoli a tutti quelli che non si accontentano di notizie figlie di interessi di governo, di storie fotocopia raccontate da tutte le testate nel modo in cui le ha diffuse la fonte primaria  (spesso agenzie di stampa che rispondono a grandi aziende o a particolari aree politiche).
Invisible dog non è per tutti, è per chi crede che il mondo non finisca fra Roma e lo Stretto di Sicilia al Sud e fra Milano e Bruxelles a Nord, è per chi ha voglia di guardare un po' oltre, di essere un po' lungimirante, di aprire un po' la mente... Cosa dire: buona lettura!!!

Invisible dog: il giornalismo investigativo.

venerdì 20 aprile 2012

Angola-Ue: Barroso a Luanda per ravvivare l'amicizia

E' una visita per ricordare al vecchio continente che l'Africa è vicina, che qui forse c'è una soluzione alla crisi che attanaglia l'Europa, quella che sta conducendo in Angola il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso (qui il suo nome si scrive per esteso perché tutti hanno nomi lunghi di origini portoghesi).
E' anche una visita per dire all'Angola che l'Europa c'è, con il suo bagaglio di cultura, conoscenze, "know how" per dirla all'inglese. Insomma sono giorni per la "lontana" Luanda di grande visibilità. Prima il nostro Ministro degli Interni, ora Barroso con un'agenda fitta di impegni.
Josè Manuel Durao Barroso
Ieri l'incontro con il pluridecennale presidente del Paese, che l'ha ricevuto insieme all'attuale Ministro della Cooperazione economica, personaggio chiave e in ascesa che arriva dal settore petrolifero. Poi c'è stata la visita all'Assemblea Nazionale che a breve sarà rimessa in discussione nelle prossime elezioni generali, dove il partito che avrà ottenuto più voti, così recita l'attuale Costituzione angolana, vedrà il suo capolista prendere il posto di Presidente della Repubblica. Per par condicio il presidente della Commissione europea ha incontrato nel corso della sua visita anche il presidente del principale partito di opposizione l'UNITA.

La seconda giornata Barroso l'ha invece dedicata alla cultura e al mondo del non governativo privilegiando il lavoro sul terreno di professori universitari, religiosi e operatori umanitari. In mattinata ha visitato ua nuova sezione dell'Università Agostinho Neto, dove ha tenuto una conferenza su "Europa e Angola 2012: un nuovo cammino congiunto". 

Campus di Camama, Università Agostinho Neto - Luanda
Poi, dopo l'incontro con il Cardinale di zona, ha visitato un progetto dell'Unione europea ma condotto e finanziato in parte anche dall'Italia. Si tratta di un progetto educativo del Vis in collaborazione con i salesiani che hanno dato vita alla Escola Dom Bosco a Sambizaga dove sono circa 5.000 i bambini che ricevono un'istruzione e ha incontrato una giovane italiana rappresentante di questo progetto, Fulvia Boniardi. Ancora cene ufficiali e incontri con l'imprenditoria privata questa sera e poi domani si torna in Europa, forse a dire che l'Angola c'è, che cammini democratici se ne possono fare, meglio se condotti insieme e che l'Africa può non essere solo guerra, distruzione e immigrazione illegale.

giovedì 19 aprile 2012

Intervista in esclusiva con il Ministro degli Interni in visita in Angola

Africa in primo piano per il Ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che dallo scorso 17 aprile è stata prima in Sud Africa, per una visita di lavoro e poi in Angola, dove ha firmato un accordo bilaterale in materia di ordine pubblico e sicurezza. Atterrata il 18 sera a Luanda il Ministro è stata ricevuta dall'Ambasciatore italiano in Angola, Giuseppe Mistretta, e da una rappresentanza della comunità italiana presente nel Paese africano prevalentemente per motivi di lavoro.




Sotto lo stesso cielo plumbeo che ha accolto il Ministro italiano, è atterrato nella mattinata di giovedì a Luanda anche il Presidente della Commissione europea, José Barroso, nell’ambito di una visita per rilanciare le relazioni fra Ue e Angola.
Si tratta di una prima volta in Angola, Paese uscito da una lunga guerra civile solo nel 2002, tanto per il Ministro Cancellieri, che per il Presidente della Commissione europea.
“L’Angola è una Nazione sempre più importante per l’Africa e di conseguenza anche per l’Europa, la presenza di Barroso a Luanda ne è la riprova”. Lo ha affermato il Ministro degli Interni italiano a latere dell’incontro con il Ministro degli Interni locale, Sebastiao Martins, con il quale ha sottoscritto un ''Accordo bilaterale in materia di sicurezza e ordine pubblico''.



“L’Angola ha intrapreso un cammino democratico ormai da dieci anni e le grandi prospettive di crescita che ha la rendono vulnerabile e più fragile di fronte all’attacco di sistemi criminali” ha sottolineato il Ministro italiano riferendosi alle motivazioni per cui l’Angola si è rivolta all’Italia per rafforzare le sue conoscenze in materia di ordine pubblico e lotta alla criminalità.
“L’Italia – ha continuato il Ministro - ha purtroppo una lunga esperienza in tema di terrorismo, criminalità organizzata, riciclaggio di denaro sporco e grazie al forte legame che ha dimostrato l’Angola nei nostri confronti, anche per essere stati il primo paese a riconoscerne la repubblica il 18 febbraio del 1976, siamo qui oggi a dare il nostro apporto culturale”.

“L’Intesa firmata a Luanda - ha concluso il Ministro poco prima di lasciare il Paese - è finalizzata all'avvio della collaborazione bilaterale in materia di sicurezza tra le Polizie di Italia e Angola, in particolare nella lotta contro il crimine e richiama la cooperazione per il contrasto al crimine organizzato transnazionale, al traffico illegale di droga, alla tratta di persone e al traffico di migranti, al traffico illecito di armi da fuoco, munizioni ed esplosivi, materiale nucleare, radioattivo e tossico.” 
L'Accordo prevede inoltre, lo specifica una nota del Viminale, “quali forme applicative, lo scambio delle informazioni, l'adozione delle misure necessarie per l'esecuzione di speciali tecniche investigative e una clausola per la riammissione di cittadini in posizione irregolare”.

”Si è concordato anche – sempre secondo la nota - di dare avvio a scambi di formazione per il personale di polizia con particolare riguardo alle richieste di assistenza tra le Polizie di Italia e Angola.”

L’accordo firmato con l’Angola prevede anche misure in tema di immigrazione illegale e tratta degli esseri umani “nel quadro della politica italiana di sicurezza e attenzione per lo sviluppo dell’Africa”, come ha spiegato il Capo del Viminale, che solo due settimane fa si è recato in Libia per la firma di intese in tema di immigrazione.
“In Libia e Tunisia – ha spiegato Cancellieri – abbiamo firmato accordi volti a controllare i fenomeni migratori. In Libia, in particolare, con le elezioni in vista e un governo transitorio in carica, abbiamo firmato solo una dichiarazione d’intenti che si differenzia dai precedenti accordi firmati in materia per la maggiore attenzione a garantire sempre i diritti umani”.


E di diritti umani violati promette di occuparsi il Ministro degli Interni italiano al suo rientro in Italia con riferimento a quanto accaduto lo scorso 18 aprile a due immigrati nordafricani in fase di rimpatrio, imbavagliati con lo scotch dalla polizia sul volo Roma-Tunisi. “Apriremo un’inchiesta accurata” ha detto il Ministro Cancellieri, poco prima di salire a bordo dell’aereo di stato che l’ha ricondotta in Italia.  


mercoledì 18 aprile 2012

UE-ANGOLA: Barroso atteso a Luanda giovedì


E' tempo di visite ufficiali questo in Angola. Oggi è atterrato a Luanda il MInistro degli Interni italiano, Annamaria Cancellieri, per una due giorni di incontri con il suo omologo angolano. 
Il Ministro ha incluso l'Angola in una visita che comprendeva anche il Sud Africa da dove è arrivata oggi stesso. Domani è atteso invece il Presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Durao Barroso, che resterà fino al 21 aprile.
Barroso incontrerà nel corso della due giorni di lavori il Presidente della Repubblica Angolana, Josè Eduardo Dos Santos e visiterà l'Assemblea Nazionale, secondo quanto riferisce AngolaPress, l'agenzia di stampa angolana. 
ll Presidente della Commissione Europea  visiterà anche i luoghi dei progetti finanziati dall'Unione europea e dall'Università pubblica locale Agostino Neto. 
La visita, sempre secondo la nota governativa, si inquadra nell'opera di "rafforzamento della cooperazione esistente fra Unione europea e Angola e sarà l'occasione per la firma di un accordo di partenariato". 

Essere bambini oggi in Libia


I bambini sono da sempre le prime vittime di ogni guerra voluta dagli adulti. Nel primo passo, quello che porta qualcuno a dirsi "è ora di guerra" loro generalmente non sono contemplati. Nel secondo passo invece, quando, volenti o nolenti, con la forza o con la ragione, la pace è fatta, allora si torna a pensare a loro. Nel frattempo i bambini hanno perso genitori, fratelli, amici, casa e in molti sono anche morti. 

Generalmente gli adulti non chiedono mai scusa ai bambini, soprattutto quando c'è in ballo la guerra, ma in qualche modo cercano di rimediare. Lo sta facendo l'Unicef in Libia in collaborazione con il governo transitorio. Secondo quanto riferisce un loro report mensile redatto a Tripoli la situazione è la seguente.

Settecento bambini di Misurata, la cui scuola veniva usata come prigione, sono stati spostati in un'altra struttura dove ora potranno riprendere le lezioni.
A Kufra, dove a febbraio sono scoppiati violenti scontri fra le tribù di Tebu e Zawiya, 10 bambini sono stati uccisi e 30 sono rimasti feriti. La situazione sembra ora stabilizzata nell'area. 
A fine Marzo nella città di Seba  violenze tribali hanno causato 147 morti, mentre sono stati 395 i feriti, fra cui molte donne e bambini.

In una prigione di Bengasi sono stati trovati da membri delle Nazioni Unite ben 107 bambini di origini straniere, figli di migranti, fra loro si contavano anche bambini di 2 anni.
Nel complesso un indefinito numero di bambini sono ancora impossibilitati ad accedere all'educazione scolastica per una serie di motivi legati alla guerra. 
Il rischio legato alla presenza di mine e di oggetti bellici è stimato ancora alto. In Libia nel periodo gennaio-marzo 2012 si sono avuti diversi feriti a causa di mine e si ritiene che il pericolo persisterà per tutto il 2012. 
Al fine di preparare la popolazione ad affrontare la presenza di oggetti pericolosi l'Unicef si è occupata di organizzare corsi di formazione per 380 insegnanti a Tripoli, Bengasi, Misurata e Sirte. Corsi di preparazione sui danni delle mine e su come evitarli hanno raggiunto circa 2750 giovani a Bengasi.  Questa è la situazione. Ora non resta che aspettare il Report di Aprile.

martedì 17 aprile 2012

LIBIA ORA! Cosa è cambiato a sei mesi dalla fine della rivoluzione


E' passato poco più di un anno dall'inizio della rivoluzione libica e sei mesi dalla sua conclusione. La Libia oggi è un Paese libero da una dittatura durata 42 anni. Ho chiesto a chi ha avuto modo di vivere il regime, la rivoluzione e ora la ritrovata indipendenza, cosa è diventata la Libia oggi, che aria si respira, quali speranze si vivono. Mi hanno risposto direttamente il Vescovo di Tripoli, Mons. Giovanni Martinelli, il responsabile del Cir Libia (Consiglio italiano per i rifugiati)  Gino Barsella e indirettamente l'ex direttore della Scuola francese di Tripoli, Dominique Aimon.
 

Il vescovo di Tripoli, Mons. Giovanni Martinelli, libico italiano o italiano divenuto libico, amico di Muammar Gheddafi, come si può essere amici di un dittatore che però aveva dato alla Chiesa la possibilità di esserci in Libia, oggi mi racconta così la sua ritrovata Libia.

"La primavera araba ha attraversato la Libia a partire dal 17 febbraio 2011, una data che segnerà la nostra storia. Abbiamo vissuto un anno di sogni e di speranza per una rinascita, ma anche mesi di guerra che ha seminato morte, lutti, perdite, odio. Il paese ha prima ottenuto la liberazione della regione di Bengasi e poi si è arrivati alla cattura di Gheddafi, nel mese di ottobre, che ha permesso la proclamazione della "Libia libera."

La sua nuova bandiera sventola in tutto il mondo, lo slogan "evviva la Libia" ha segnato molte celebrazioni, feste, raduni di ogni genere, le persone erano ricolme di gioia, entusiasmo e i "martiri" di questa rinascita sono stati tutti onorati e i loro genitori hanno avuto il riconoscimento della  "haj" come una consolazione. Tutti si aspettavano il nuovo, che è arrivato veloce, molto veloce!

Oggi la vita è tornata quasi normale: lentamente si sono riavviate le amministrazioni. Il post riprenderà lentamente, i bambini hanno ripreso ad andare a scuola (molto tardi), il commercio sembra funzionare bene, il servizio postale è ripartito ...

Eppure, la tanto attesa felicità non è così ovvia: ci si lamenta che il governo non sa o non può agire più rapidamente come si vorrebbe, non c'è sicurezza, molta gente non è in grado di tornare al proprio ambiente normale dopo aver combattuto.

"Pazienza - alcuni dicono - non è possibile ricostruire un paese in pochi mesi", ci vorrà del tempo, non si può cancellare il dolore e l'odio, la divisione e lo spirito di vendetta proposto dalla guerra, dalla retorica ... Altri indulgono nel rimpianto del vecchio regime ...

Nel complesso, il paese non è ancora pacificato. Ci sono focolai di dissenso e di lotta, anche armata, a volte in quartieri della città, a volte in aree che non hanno vinto nulla dopo la fine della rivolta (Seba, per esempio, una regione di "frontiera e di traffici").

Allo stesso tempo possiamo dire che i libici sono orgogliosi della loro rivoluzione e anche se un po' delusi sul dopo sono però pieni di speranza!


Gino Barsella l'ho incontrato a Tripoli un giorno del 2009 quando storie di individui legate alle tragedie del mare e dei respingimenti mi spinsero a cercarlo per farmi spiegare alcune dinamiche. Uno dei pochi europei ammessi a visitare le prigioni libiche ai tempi del regime, Gino mi racconta così la Libia che ha rivisto dopo la battaglia.

"Tripoli è sicura di giorno ma la notte si deve stare a casa. E' difficile fare un cammino di democrazia per chi non l'ha mai avuto. La notte si spara per avere un pezzo di torta più grosso o semplicemente per rubare, tutti hanno armi. Il governo fa del suo meglio? Presto ci saranno delle libere elezioni, ma la strada è ancora lunga.
Turismo? Meglio aspettare.

Tripoli è sporca, per mancanza di forza lavoro, (quei migranti mezzo schiavi che prima utilizzava Gheddafi) e tutti i cantieri sono fermi... C'è ancora molta strada da fare. Grossi segni di guerra non ce ne sono in città, eccetto per la fortezza di Bab el Aziziya".

Chiudo con una frase di Dominique Aimon, ex preside della Scuola francese di Tripoli, abituato a stare in mezzo ai giovani libici costretti dal regime a reprimere ogni loro afflato libertario e in contatto con la lenta burocrazia di un sistema statico, di ritorno da una missione a Tripoli.

"La vita sta crescendo sulle rovine della vecchia dittatura! Persone molto motivate stanno arrivando da tutte le parti del mondo per ricostruire, è un momento eccitante. LIBIA ORA!"


Tralascio in questo pezzo i timori per l'arrivo di Al Quaeda, sono già in tanti ad averli così preferisco guardare in positivo. Essendo questo il mio blog e non il giornale di qualcuno mi permetto di dire che voglio credere nei miei amici libici e nella loro forza di costruire una nuova Libia libera e democratica. 

lunedì 16 aprile 2012

Presto in Angola il Ministro degli Interni italiano

Luanda - 16 APR. E' attesa per il prossimo 18 Aprile a Luanda Annamaria Cancellieri, Ministro degli Interni italiano. La sua è una visita che si effettua "nel quadro della politica italiana di attenzione per la sicurezza e lo sviluppo dell'Africa", come si legge in una nota del Viminale.
Il Ministro degli Interni è partito oggi dall'Italia alla volta del Sud Africa, dove è atteso per la firma di un accordo sulla sicurezza e contro il terrorismo. La visita prosegue il 18 in Angola, dove la Cancellieri incontrerà il suo omologo locale, il Ministro degli Interni Sabastiao Martins, per la firma di un "accordo bilaterale in materia di ordine pubblico e di sicurezza". Si tratta della prima visita di un Ministro degli Interni italiano in Angola e Sud Africa. http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/2099_500_ministro/00000026_2012_04_15_angola_sudafrica.html