Esemplare gigante di foca arctocephalus pusillus. Foto di G.Mazza |
Le coste dell'Angola sono bagnate a sud dalle acque della corrente oceanica del Benguela. Questa corrente fredda scorre dalla costa occidentale del Sudafrica e della Namibia verso Nord e Nord-Ovest.
Per una serie di ragioni di carattere ambientale e sociale, negli ultimi 15 anni, una immensa colonia di foche del tipo arctocephalus pusillus, prima abituate a risiedere in Namibia e SudAfrica, è emigrata lungo le coste del Benguela, provincia sud-occidentale dell'Angola, situata sulla costa atlantica, lungo l'omonima baia.
Oggi questa colonia ha raggiunto le 50.000 unità e in qualche modo l'Angola deve imparare a conviverci, come fanno già Namibia e Sudafrica, anche se questa convivenza non sempre è pacifica.
Le foche, oltre ad essere dei simpatici animali che amano rilassarsi sulle rocce e poi tuffarsi fra le onde, invadono il territorio marino che viene utilizzato dai pescatori locali provocando ingenti danni alle attrezzature e duri colpi alla loro economia.
"Una rete da pesca costa ai pescatori 50.000 dollari - ha sottolineato la direttrice durante l'intervista - per non parlare di ciò di cui si nutrono queste creature".
Le foche arctocephalus pusillus sono ghiotte di sgombri, i locali carapau, e adorano soprattutto quelli piccoli. Un solo esemplare di foca ne mangia fra gli 8 e i 13 chili al giorno che, moltiplicati per 50.000, produce numeri da spopolamento del mare.
Questi numeri inoltre non possono andare d'accordo con le esigenza dei pescatori, che non trovano più pesci grandi, né con quelle dell'ambiente, che vede una specie marina rischiare l'estinzione, almeno in quella zona.
"Ora - ha spiegato Antonia Nelumba - siamo costretti a importare 30.000 tonnellate di carapao ogni sei mesi, a fronte di una produzione, nei primi 6 mesi di quest'anno di 50.000 tonnellate".
La direttrice nazionale delle infrastrutture del ministero della pesca locale, nel lanciare oggi questo allarme, ha anche affermato che "è arrivato il momento di cominciare a regolare l'esistenza delle foche in Angola con politiche che parlano anche di abbattimento sostenibile".
La proposta della signora Nelumba prevede lo stanziamento di fondi per l'apertura di uno stabilimento per la lavorazione della foca, per ottenerne l'estrazione del suo grasso per utilizzi nella cosmetica, per lavorarne le pelli e le sue carni.
"Questo - ha continuato la direttrice angolana - servirà a regolare il rapporto foca/pesce e quello foca/pesce/pescatori". Il tutto ha concluso "per minimizzare i danni delle foche in Benguela e in Namide dove stanno migrando".
Tempi duri per le foche angolane!
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