Il saluto a Fulvia Boniardi dei ragazzi di Casa Magone e Casa S. Kizito |
Oggi l'Angola perde una grande amica o forse è questa amica dell'Angola a perdere qualcosa di altrettanto grande. Sta per lasciare questa terra martoriato da anni di sofferenze, e ora finalmente in pace da dieci anni, una ragazza arrivata in Angola 5 anni fa e cresciuta fino a diventare la donna bella e consapevole, generosa e amata, che oggi circa 200 ragazzini fra gli 8 e i 16 anni stanno salutando con le lacrime agli occhi.
Lei si chiama Fulvia Boniardi e fa la cooperante per il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), una Ong italiana presente nel Paese dal 1991 con progetti educativi per il recupero di ragazzi di strada.
Loro sono i cosiddetti meninos de rua, quelli che la vita per un motivo o per l'altro a un certo punto ha sbattuto sulla strada ma lei, Fulvia, con altri suoi colleghi e con i preti di Don Bosco, ha preso per mano e portato in almeno tre case di accoglienza nate in questi ultimi anni.
L'inaugurazione a settembre 2012 di Casa S. Kizito a Luanda |
Fulvia ha concluso il suo lavoro qui e oggi, nel cuore di Mota, il barrio popolare e marginale alla città di Luanda, dove sono situate le Case di prima accoglienza per ragazzi di strada Magone e Margarida e la neoinaugurata Casa di S. Kizito, ha trovato a salutarla tutti i ragazzi riuniti insieme. Qualcuno le ha consegnato lettere con i propri pensieri per lei, altri l'hanno ringraziata pubblicamente, chi le ha consegnato regali e chi solo abbracci e lacrime.
Djogo, che ha 15 anni e non parla mai, per Fulvia oggi si è alzato, ha preso il microfono in mano e ha fatto forse il discorso più lungo di tutta la sua vita. Francisco, Nelu, Philipe e altri si sono esibiti in balli tradizionali o rap, per poi coinvolgerla in una Capoeira improvvisata.
L'abbraccio di Fulvia con uno dei meninos |
Padre Roberto, il parroco portoghese della vicina Chiesa di Don Bosco, ha detto messa, dato la comunione, suonato il flauto e la fisarmonica, raccontato la storia di una croce di legno un po' sbilenca e incerottata che porta sempre con se, prima di mandarla fra i bambini e fargliela baciare.
Quel cerotto tiene ben stretto al crocifisso un proiettile che Don Roberto ha raccolto sulle alture sacre di Punto Andongo in Malanje, un luogo mistico che invita alla preghiera dove i pellegrini di tante chiese si recano ogni anno per alzare le loro richieste al cielo e dove anni fa si combatteva. "Questo proiettile è tutto il male che facciamo al mondo - ha detto ai ragazzi padre Roberto - e tenerlo stretto al crocefisso di Gesù ci fa ricordare che con l'amore si può vincere tutto".
I ragazzi riuniti per salutare Fulvia |
Fulvia lascia, non per sempre, l'Angola, come ha confessato prima di andar via, e qualcun altro è già qui per portare avanti il lavoro iniziato. Lascia ma lo fa lanciando il suo messaggio ai ragazzi: "avete sofferto tanto nelle vostre vite, ora è tempo per voi di guardare al futuro, non smettete mai di mandare il vostro sguardo oltre gli ostacoli".
Con Fulvia, con Padre Stefano e Padre Roberto, con gli educatori locali, come Passos e con i volontari, come Patricia e Mitscia, con il lavoro del Vis, con i soldi del governo e dell'Unione europea, questi ragazzi hanno trovato una casa e una specie di famiglia, non tradizionale, ma capace di insegnare l'amore.
Oggi Fulvia parte ma loro restano, ci sono le Case, c'è il campo da calcio, la scuola pubblica, ci sono i pasti per nutrirli e gli abiti per vestirli, i soldi per farli studiare una volta finita la scuola dell'obbligo, quelli per dargli un'opportunità nella vita. Oggi tutto questo ancora c'è, a fatica, ma domani?
Domani questi ragazzi e queste case avranno bisogno di altri benefattori, di altri enti o istituzioni o aziende che vogliano investire un po' dei loro proventi in un futuro migliore, perché investire nei giovani è investire nella vita stessa.
La festa è finita. Buon lavoro a Fulvia, dovunque andrà a portare tutto quello che questi meninos le hanno insegnato.
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