martedì 25 giugno 2013

Angola donates $10 million to fund food security actions in Africa

Luanda by night

Angola announced it will give $10 million to the new Africa Solidarity Trust Fund administered by FAO, to be invested in promoting food security in Africa. 


The announcement, made by Afonso Pedro Canga, Minister of Agriculture and Rural Development of Angola, came at the official launch of the fund at a side event during the 38th FAO Conference, the Organization's highest governing body.

In announcing the contribution, Canga congratulated FAO for this initiative and said that the donation was a demonstration of solidarity from Angola and the fulfilment of a commitment made by President Eduardo dos Santos during an official visit by FAO Director-General José Graziano da Silva in January.

The fund became a reality in February with a first donation of $30 million by Equatorial Guinea. 

Speaking at the official launch of the fund in FAO, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, President of Equatorial Guinea, said "Africa is a continent abounding with agricultural potential, including forests, land - 60 percent of which is not farmed  - water, a young population.

"There are sufficient conditions for producing enough food for the people of Africa ... yet we are a net importer of food,"
he said. "We all have to do what has to be done to turn this trend around."

Cameroon, as well as civil society organizations from the Republic of Congo, have also contributed to the Africa Solidarity Trust Fund.

FAO Director-General José Graziano da Silva thanked Equatorial Guinea and Angola for their donations. He said they showed that African countries were ready to take on a bigger role in promoting food security not only in their own countries but in the region as a whole.

"There is greater solidarity 
and a clear understanding that, in a globalized world, it is not possible to achieve food security in only one country. I believe that we can all sense a growing political commitment to eradicate hunger, and the desire to transform this commitment into concrete action," he said.


The Director-General stressed that FAO's role was to support national and regional efforts in the fight against hunger. This was the spirit, he added, that led FAO to join forces with the African Union, the Lula Institute and other partners to organize a high-level meeting on food security in Addis Ababa on 30 June and 1 July, calling on all to participate. 

Source FAO

giovedì 13 giugno 2013

EMERGENZA SICCITA' NEL SUD ANGOLA: Caritas e Oxfam lanciano campagna di solidarietà

Sud Angola. fonte: portadeangola.com

Il Sud Angola è in grave pericolo a causa della siccità. A dare l'allarme è stata qualche settimana fa la Croce Rossa Internazionale. Ora a sottolineare la notizia è la Caritas angolana che, con l'appoggio di Oxfam, lancerà fra dieci giorni una Campagna di Solidarietà in favore del Sud Angola. 

Mesi e mesi senza pioggia hanno reso critica la situazione di quest'area in una nazione altrimenti dal clima tropicale e caratterizzato da un periodo di piogge e da un periodo secco chiamato Cacimbo.

L'epoca del cacimbo, iniziata il 15 maggio, si è aggiunta a un periodo già caratterizzato da assenza di piogge nelle province di Cunene, Namibe, Cuando Cubango, Huila e Benguela

Secondo fonti della Caritas angolana e dati dell'Ong internazionale Oxfam in Angola, sono 800.000 le persone colpite dalle conseguenze del clima secco. 

La mancanza di prodotti agricoli e acqua ha costretto la popolazione ad alimentarsi solo di radici e frutti silvestri il che sta causando problemi di salute soprattutto ai più piccoli. 

Pur non avendo ancora dati numerici certi la Caritas locale riporta alcuni decessi di persone e animali causati dalla carestia dovuta al clima secco. 

Per aiutare il Sud Angola in questo momento di crisi la Caritas avvierà a partire dal 23 giugno una campagna di solidarietà in favore del Sud Angola.


La campagna, che avverrà con l'appoggio di Oxfam, sará a livello nazionale, ma ogni provincia sará responsabile della raccolta. Una volta cominciata la raccolta, i beni saranno inviati nelle province di Cunene, Namibe, Cuando Cubango, Huila e Benguela.

Si potranno dare i seguenti tipi di appoggio:

1. Beni alimentari non deteriorabili come: pasta, riso, zucchero, farine, olio, prodotti in latta, e acqua.

2. Supporto logistico: mezzi di trasporto come camion e macchine, autocisterne, contatti per trasporto.

3. Beni non deteriorabili: cisterne in plastica per raccogliere l'acqua.

4. Forza lavoro: contattare le Caritas diocesane per sapere se c'é bisogno di volontari per organizzare il magazzino e controllare i beni.

5. Denaro: da depositare nei conti correnti

BANCO BIC kz n. conto 42862462.10.001 IBAN AO06005100004286246210126
BANCO BIC usd n. conto 42862462.32.001 IBAN AO06005100004286246232001
BANCO SOL kz  n. conto 20492745.10.001 IBAN AO06004400002049274510152


giovedì 6 giugno 2013

JOSE' EDUARDO DOS SANTOS: intervista in esclusiva dopo 22 anni

Il presidente angolano durante l'intervista rilasciata alla SIC

Dopo più di vent' anni, il presidente angolano rompe il silenzio, e rilascia alla TV portoghese SIC, nel corso del Jornal da Noite delle 20 locali, l'intervista che mancava, "la grande intervista". 

Josè Eudardo Dos Santos, uno degli uomini più potenti del mondo, ha raccontato in esclusiva a Henrique Cymerman i rapporti con Portogallo, Brasile, Cina, gli investimenti angolani all'estero, i semi della guerra e della pace, la ricostruzione, le diseguaglianze sociali. In quaranta minuti di intervista ben preparata e dai toni pacati e distesi il presidente Dos Santos ha delineato il passato e il futuro dell'Angola. 

Il giornalista della SIC Henrique Cymerman durante l'intervista

A 11 anni dal cessate il fuoco l'Angola descritta da JES è un paese in ricostruzione che cresce dell'8% l'anno. Un Paese che ha buone relazioni con tante nazioni. 

Parla di Israele, il presidente affermando che le relazioni che ha con l'Angola sono eccellenti e basate sulle grandi opportunità di affari legate ai settori della difesa, della sicurezza, della formazione del personale dei corpi di polizia. 

In quanto al Brasile, Eduardo fa affondare le radici delle buone relazioni con il paese sudamericano nel passato storico e nella comune lingua. "Dal Brasile - spiega -  sono venute grandi imprese di costruzione, energia, trasporto, parliamo la stessa lingua, abbiamo avuto lo stesso colonizzatore, dall'Angola sono partiti verso il Brasile molti schiavi che hanno contribuito a formare la nazione brasiliana". 

L' amicizia col Brasile, continua il capo di stato angolano, ha portato imprese forti come la Odebrecht, che dai tempi della guerra hanno dato grande apporto alla ricostruzione agendo nelle aree dell'industria, dell'agricoltura e della formazione di quadri.

In quanto alle relazioni di amore e odio con il Portogallo, ex-colonizzatore dell'Angola, con 200 mila portoghesi presenti nel paese, il presidente afferma che "le relazioni difficili sono superate". Il quadro dei rapporti Angola-Portogallo viene definito di  "amicizia e comprensione anche se ci sono ancora sacche di reminiscenze del passato".

In particolare il presidente angolano lancia un aperto invito ai portoghesi a recarsi in Angola perché "qui - spiega - abbiamo bisogno di personale formato e ben qualificato". 

Il discorso verte poi sugli investimenti angolani in Portogallo, in particolare quelli avviati dalla petrolifera locale, la Sonangol, visti in modo positivo da Dos Santos.

Sul rapporto con la Cina che riceve dall'Angola la metà del petrolio che estrae il presidente spiega " abbiamo fatto ricorso a questa cooperazione dopo la fine della guerra, quando la Cina ci mise a disposizione molto denaro per la ricostruzione". 

Ricorda poi l'incredibile opera sviluppata in soli 3 anni fatta dai cinesi, la costruzione di una città satellite con 20 mila appartamenti per una capacità di 200 mila persone che oggi sorge a soli 20 chilometri dal centro città. Sull'argomento case il presidente angolano approfitta della televisione portoghese per ribadire che il suo obiettivo è raggiungere il milione di appartamenti nei prossimo cinque anni. 

Sulle sfide future, la risposta dell'angolano è "formazione qualificata, mantenimento della stabilità politica, creazione di condizioni per la crescita economica e sociale". Il come è presto spiegato "l'Angola punta allo sviluppo dell'agricoltura e della produzione mineraria, sulla crescita dell'industria di trasformazione, sulla diversificazione". L'obiettivo è mantenere nei prossimi anni  i livelli di crescita dell'economia angolana che viaggiano sopra il 6% annuo. 

Sugli obiettivi sociali nessuna incertezza, torna il leit motiv dell'ultima campagna elettorale del rieletto presidente angolano  "vogliamo distribuire meglio la ricchezza e eliminare la povertà,  formare quadri nazionali e rendere competitive le nostre aziende"

La domanda arriva immediata: ma non preoccupa il gap fra ricchi e poveri? La risposta è secca "si tratta di un problema dibattuto in tutto il mondo, anche in Europa, la politica del nostro partito è combattere le diseguaglianze. Abbiamo il problema del sottosviluppo - continua JES - che però ci viene dai tempi delle colonie e si traduce in povertà". 

Il presidente inoltre si dice preoccupato di questo indice, ricordando che raggiunge il 35 - 36% della popolazione. "La povertà - sottolinea - sta soprattutto nelle persone che vivono nelle periferie delle città e nelle aree rurali e noi per combatterla vogliamo garantire la crescita dell'economia e ridistribuirla meglio con una buona politica fiscale".

Seguono domande scomode, ma le risposte sono sempre pronte e sintetiche. 

La corruzione?
JES "La corruzione esiste in tutti i paesi e non so se un giorno riusciremo a vincerla anche se abbiamo politiche contro la corruzione come il miglioramente dei salari, il rafforzamento di alcune istituzioni come il tribunale dei conti"

L'instabilità sociale?
JES "Non abbiamo secondo me instabilità sociale in questo momento. Il governo è sempre preoccupato dei problemi sociali e si occupa di salute, di rete scolare, gli alunni fuori dal sistema sono meno del 20%, di programmi di assistenza a bambini in difficoltà, agli anziani, agli  handicappati".

Le proteste dei giovani?
JES "ci sono giovani che protestano ma non sono mai più di 300, sono fenomeni molto localizzati"

Il rischio di una primavere araba angolana?
JES "Non penso che ciò che accadde con la primavera araba possa succedere qui. Ci hanno provato subito dopo la Tunisia, l'Egitto e la Libia.  La gioventù voleva fare grandi manifestazioni e usarono la rete sociale sul web ma la verità è che non arrivarono, non riuscirono perché c'è la convinzione che si sta lavorando in un modo positivo"

Le mine
JES "L'Angola è uno fra i Paesi più minati del mondo, era comparata alla Cambogia, con più di 6 milioni di mine sul territorio nazionale. Abbiamo un programma di sminamento dal 2003. Senza questo è impossibile la ricostruzione nazionale, tutta la linea ferroviaria era minata, lo stesso le strade, i ponti, i campi nelle zone agricole. Il 1' programma di smistamento ci è costato 100 milioni di dollari, le nostre forze armate sono state impiegate nello sminamento, oggi ci sono zone sminate dove si può tornare all'agricoltura, il processo va avanti". 

L'intervista si chiude sulla domanda che riguarda la transizionel. Eduardo Dos Santos, secondo leader africano da più lunga data,  pensa di lasciare?

"Si certo - dice -  Se ne parla nel mio partito, ma prima cosa occorrerà trovare un leader che possa sostituirmi nell'MPLA". 

Che farà dopo presidente?
JES "Forse scriverò memorie, ma io ho una fondazione e amo lo sport, sono un uomo di sport prestato alla politica"

mercoledì 5 giugno 2013

Luanda fra cronaca nera e quartieri rasi al suolo

Uno dei quartieri rasi al suolo a Luanda

Mentre in Italia l'Angola vince il Leone d'Oro e si gode una inattesa ribalta internazionale, a Luanda tira una strana aria.

La direttrice di una Banca è stata trovata fatta a pezzi. Tre poliziotti sono stati ammazzati da ignoti dopo l'uccisione di due simpatizzanti di un partito all'opposizione. Intere aree delle baraccopoli incastonate nel centro città sono state rase al suolo e le popolazioni che le abitavano si sono volatilizzate. Tutto questo solo nel corso delle ultime 72 ore. 

Quest'ultimo fenomeno in particolare qui lo chiamano "riqualificazione della città di Luanda", espressione che si può anche declinare in "radere al suolo e deportare".  


Camion portano via gli abitanti dei quartieri abbattuti
Nella sola notte fra sabato e domenica sono stati abbattuti gli agglomerati urbani di Kilombo, Flamingo e Area Branca, di fronte al mare, nei pressi di Chicala, poco sotto la Fortaleza di Sao Miguel e a pochi passi dalla nuova  Assemblea Nazionale, costruita in tempi di record e in tutto simile alla Basilica di San Pietro a Roma e l'area chiamata Petrangol, nel Municipio di Sambizanga.
Ruspe al lavoro nel bairro branco



Le ruspe gialle sono ancora lì, sulle macerie di baracche, case in pietra, negozi, magazzini, chiesette e scuole di fortuna. 

Fino a poche ore fa quelle aree pullulavano di gente, donne sedute in terra con la loro mercanzia, bambini, venditori ambulanti e di tutti i colori e gli odori della vita. 




Ora ci sono solo montagne di detriti e rifiuti,  camionette della polizia,  gruppi sparsi di persone sedute su piccoli monti di oggetti personali, un materasso, quattro sedie, due taniche gialle, pochi stracci. Ma dove sono andati tutti?



Piccoli gruppi di persone con le loro cose attendono di andare via

"Li hanno portati via" mi dice Zè. Lo incontro davanti a questa desolazione. Trasporta un piccolo trolley nero poco convinto, non sa bene dove andare ora che gli hanno abbattuto la baracca.


Un giovane con i suoi averi in una valigia lascia il bairro Kilombo
"Sono a Zango", mi dicono due ragazze, anche loro passano di lì poco convinte. Zango, che poi non è solo Zango perché c'è Zango 0, Zango Um, Zango Dois, e via fino a Zango 5 o 6, è una delle nuove centralidade, le città satellite, fatte costruire dal governo ai cinesi in  cambio di petrolio.

Per alcuni è la manna dal cielo, dicono i funzionari statali, ma per altri, è solo disperazione, viva, sotto gli occhi di tutti anche se radio e giornali di questi giorni non ne fanno parola. 

Il governo assegna appartamenti a chi viveva nelle baracche. Questo in teoria. Nella pratica molti restano senza niente. "Ci mandano a 30 chilometri dalla città, ma noi siamo pescatori" mi dice un uomo. Qui vivevano tutti di pesca e ora non sanno più cosa fare. 

Luanda - Bairro Petrangol raso al suolo nel fine settimana
Domando se le case siano state già assegnate. Con una alzata di spalle due ragazzi intenti a tirar fuori pezzi di ferro da una montagna di detriti nell'ex barrio Patrangol mi dicono che se non danno case danno tende. Profughi. Nomadi. 

Lontani dagli occhi e lontani dal cuore. Sarà una coincidenza se anche il bairro Petrangol è  vicino a un quartiere "bene" della città, Miramar, dove sono le ambasciate, alcune delle dimore presidenziali e dove la vista è spettacolare, tranne, fino a poche ore fa, per quel profilo di baracche che si stagaliava sul tramonto, dall'alto della collina fino giù, al vecchio porto di Luanda.


L'ex area Petrangol ora abbattuta
Non è un bello spettacolo e la domanda su dove sia finito più di qualche migliaio di persone è ancora senza una risposta adeguata. 



martedì 4 giugno 2013

L'Amicizia Italia-Angola fra architettura, salute e letteratura

Il libro di Giuseppe Mistretta racconta l'amicizia Italia-Angola


L'Italia è il primo paese che nel 1975, dopo la proclamazione dell'indipendenza dell'Angola dal dominio portoghese, ha mandato un suo ambasciatore ad accreditarsi presso la nuova autorità del Paese, quando ancora il resto del mondo era riluttante a riconoscere il nuovo governo guidato dall'Mpla, il Movimento per la Liberazione dell'Angola. 

Con queste premesse, dopo quarant'anni cominciano a vedersi i frutti di tanta fiducia. Ne è dimostrazione la visita dello scorso Aprile in Italia di Manuel Vicente, vice presidente angolano, che è andato a Torino per partecipare alla 3' Biennale Internazionale sulla democrazia

Naturalmente, grazie anche all'intenso lavoro svolto negli ultimi cinque anni dal rappresentante diplomatico italiano in Angola, l'ambasciatore Giuseppe Mistretta, la visita in Italia è stata occasione per rilanciare i legami di cooperazione economica fra i due Paesi. 

Se l'Italia è interessata a esportare il petrolio angolano, l'Angola invece, a detta del vice presidente, è interessata in particolare ad attrarre l'Italia per i suoi progetti di 
re-industrializzazione e ha individuato nell'agricoltura uno dei settori in cui far crescere la cooperazione, tanto che il FIDA, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo dell'Italia, ha annunciato il suo interesse nell'appoggiare progetti agricoli nelle aree rurali angolane. 
Ma non di sola agricoltura è fatta la rinnovata amicizia Italia-Angola. 

La cultura, l'arte, l'architettura stanno avendo un ruolo importante nel promuovere l'immagine dell'Angola nel mondo e tutto passando per l'Italia. 

L'Angola, per la prima volta a Venezia con un suo Padiglione alla Biennale d'Arte, si è aggiudicata due giorni fa il Leone d'Oro, il premio per la migliore partecipazione nazionale con il padiglione "Luanda, Encyclopedic City". Curato da Paula Nascimento il premio nasce dal progetto angolano dell'agenzia Beyond Entropy, già presentato lo scorso anno alla Biennale Architettura. 

L'Italia che premia l'Angola e l'Angola che va in Italia con le sue eccellenze sono un forte segnale di qualcosa che sta cambiando fra i due Paesi. 

Ancora, altri settori giovano dell'amicizia con l'Italia. E' di ieri l'annuncio del Ministro angolano per la salute, José van Dùnem, di una nuova campagna per la somministrazione del vaccino Pneumo13 contro la polmonite, le meningiti e le otiti, campagna della quale è partner l'Italia insieme all'OMS, l'Organizzazione Mondiale per la Salute. 

Ambasciatore Giuseppe Mistretta
"E' l'Italia che sta fornendo la maggior parte dei vaccini", ha spiegato ieri l'ambasciatore Mistretta, davanti a un pubblico di italiani e angolani e allo stesso Ministro della Salute Van Dunem, intervenuto alla Festa per la Repubblica italiana che si è tenuta presso la residenza dell'Ambasciatore d'Italia a Luanda. 

L'introduzione di questo vaccino, secondo stime del Ministero della Salute angolano,
eviterà approssimativamente 18.900 morti l'anno fra bambini minori di un anno.

Un altro segnale, dell'amicizia Italia-Angola, viene ancora dall'ambasciatore d'Italia a Luanda con la pubblicazione, attraverso la Casa Editrice Gangemi del suo ultimo saggio "Un ponte lungo quattro secoli - Il rapporto antico e speciale tra Italia e Angola", con la prefazione di Franco Frattini

Un libro che  è "il racconto di fatti, personaggi e accadimenti, ora seri ora bizzarri - come si legge sulla quarta di copertina - sui quali si è costruito, mattone dopo mattone, il ponte ideale, ma formidabilmente resistente, che unisce Roma e Luanda, ed i popoli dell'Angola e dell'Italia". Un testo da non perdere se si vuole andare alle radici di

questa amicizia piena di buone prospettive per il futuro.  

Angola rosso Cina

La centralidade di Kilamba Kiaxi a Luanda costruita dei cinesi in cambio di petrolio

Sul dominio cinese nel mondo pubblica allarmato Atalsweb, rivista online di politica internazionale: 

"Con l’acquisto di aziende, sfruttando le risorse naturali, la costruzione di infrastrutture e dando prestiti a tutto il mondo, la Cina sta perseguendo una forma morbida ma inarrestabile di dominio economico. Le risorse finanziarie sostanzialmente illimitate di Pechino consentono al paese di essere una forza in grado di cambiare le regole del gioco sia nel mondo sviluppato che in quello in via di sviluppo; una situazione che minaccia di cancellare la competitività delle imprese occidentali, uccidere i posti di lavoro in Europa e in America ma anche di far dimenticare gli abusi sui diritti umani in Cina”.

Questo dominio è più che evidente in Angola dove già a un primo colpo d'occhio spiccano cantieri targati Cina, fattorie di Tofu, ristoranti con lanterne rosse e tanti, tanti cinesi costantemente al lavoro.

"Sono bastati 14 anni alla Cina per diventare la prima potenza commerciale del pianeta - scrive Carlos Pinto Santos dalle pagine del mensile Africa21  - Nel 2009 ha raggiunto il posto di primo partner economico dell'Africa e secondo dell'America latina".

Secondo dati recenti il commercio cino-africano ha raggiunto la cifra straordinaria di 200 mila milioni di dollari. Solo 3 anni fa questa cifra raggiungeva i 10 mila milioni.
Il segreto? Elevatissime riserve finanziarie e imprese, sia pubbliche che private, che esportano mano d'opera più o meno qualificata verso l'Africa.

La politica del "going out", inaugurata con estrema lungimiranza dal Presidente cinese Jang Zemin nel 1999, ha fatto delle Cina una delle prime potenze commerciali al mondo. 

La vecchia Europa, spaventata e arrancante, lontana dai tassi di crescita di Africa e America latina, parla di "nuovo imperialismo" e, forse giustamente, si preoccupa di questa potenza "predatrice" pericolosa per la democrazia, i diritti umani e l'ambiente. Ma l'Africa, piena di Paesi non più "in via di sviluppo" ma in via di forte crescita, si domanda perché non dovrebbe fare ricorso agli investimenti cinesi, in cambio delle sue materie prime, per recuperare il suo ritardo e il suo deficit di infrastrutture?

E' questo il sistema: infrastrutture contro petrolio. Almeno in Paesi come la Nigeria e l'Angola. 

In quest'ultima in particolare la Cina dal 2005 ha investito circa 6 milioni e mezzo di dollari, di cui 5 milioni nel settore immobiliare con la costruzione delle famose "centralidade". Si tratta di città satellite che il Presidente Dos Santos presenta come le nuove case per il popolo. Interi quartieri di palazzi alti 10 piani a trenta chilometri dal centro città. La centralidade di Kilamba Kilaxi, dove oggi stanno andando i cittadini "sfrattati" dalle baracche del centro città, è costata ufficialmente 3,5 milioni di dollari, tutti sborsati dalla Cina in cambio di petrolio angolano. 

Solo nello scorso mese di maggio l'Angola ha esportato 1.83 milioni di barili di petrolio al giorno. Metà di questo petrolio è esportato verso la Cina. 

Ancora la Cina è il primo partner commerciale dell' Africa dal 2011, davanti a Francia e Stati Uniti. Secondo dati ufficiali diffusi dal governo cinese sempre nel 2011 erano 160 mila i cinesi residenti in Africa, ma fonti ufficiose sul territorio africano parlano di altre cifre, comprese fra 600 mila e 1 milione di cinesi in Africa. 

Non a caso il nuovo presidente cinese Xi Jinping ha scelto l'Africa come primo continente da visitare, lo scorso aprile, dopo l'incarico ricevuto, per spiegare le grandi linee della strategia economica cinese per i prossimi dieci anni. L'ha fatto passando per la Tanzania e finendo a Brazaville.

Un'amore quello cino-africano ben spiegato da una economista dello Zambia, Dambisa Moyo, che in un suo libro del 2009 dal titolo " Dead Aid: why aid is not working - There is another way for Africa", da all'Europa e agli Stati Uniti una bella lezione sull'etica degli aiuti. 

"La Cina - spiega la giovane donna - vuole la precedenza nell'accesso alle risorse minerarie e alle materie nei paesi in cui queste sono abbondanti, come in Africa. Per questo - continua - promuove l'entrata di capitali nel continente - prestiti e investimenti in infrastrutture. Questo - scrive l'economista africana - stimola il commercio, l'imprenditorialità, crea posti di lavoro  e promuove la competitività". 

In poche parole per gli africani il modello cinese offre alle loro economie opportunità reali di crescita che il sistema degli aiuti all'Africa non è mai riuscita a creare. Far parte dell'economia globale e diventarne motore è una cosa nuova per l'Africa continente che, da sempre predato, ora sta diventando predatore!