Foto: Portalangop - Fedeli della Igeja da Luz sul Monte Sumè |
A chiedere chiarezza alle Nazioni Unite è il portavoce dell'Agenzia delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. La domanda è "cosa è successo veramente a Huambo lo scorso aprile durante il raduno di fedeli della Chiesa da Luz?". Il governo parla di uno scontro fra polizia e seguaci che ha portato alla morte di 9 poliziotti e 13 civili. La popolazione parla di più di 1000 morti. Ma facciamo un passo indietro.
Era il 17 aprile quando l’Agi, riprendendo una notizia
dell’agenzia di stampa angolana Angop, riporta
l’uccisione in
Angola, da parte dei membri di una setta religiosa, di 7 poliziotti.
La setta si chiama “Luz do Mundo” e il suo “profeta” e fondatore
è un tale di nome Julino Kalupeteca, fuoriuscito dalla Chiesa Avventista del
settimo giorno. Quest’ultimo, si legge nella stampa locale e riportano alcuni
testimoni a Radio Mais, aveva annunciato ai suoi seguaci la fine del mondo e
proposto loro di trasferirsi tutti sul Monte Sumé, nei pressi di Huambo, città
dell’altopiano centrale dell’Angola, per prepararsi al grande evento.
Le testimonianze sono discordanti ma sembra che sul Monte si
trovasse un vasto accampamento di persone, più di mille, tutte più o meno
soggette alle prediche visionarie di Kalupeteca. La chiesa, che ha
sedi nelle province centrali di Huambo, Bie', Benguela e Kwando Kubango era già
stata chiusa lo scorso anno dal Governo angolano anche perché incitava i
genitori a non mandare i figli a scuola. A Huambo, la setta stava infatti convincendo
i ragazzi a non studiare.
Fonti governative nei giorni successivi all’accaduto hanno
riferito che nel confronto fra polizia e seguaci della setta, sul Monte Sumè
oltre a perdere la vita 9 poliziotti erano morti anche 13 civili.
A Huambo, dopo questi fatti, si sono recati alcuni
politici angolani, in particolare alcuni rappresentanti dei pochi partiti
all’opposizione, come il leader di Casa-Ce Civukuvuku. Dalle testimonianze
raccolte risulta che le morti sarebbero state molte di più e se alcuni
testimoni hanno parlato di un centinaio di morti, altri sono arrivati a
contarne più di mille.
Il fatto di per sé è inquietante, soprattutto perché
sull’argomento non si è più fatta chiarezza. I dati ufficiali rimangono quelli
di 9 morti fra i poliziotti e 13 fra i civili.
Il rincorrersi di voci e testimonianze di un presunto
massacro avvenuto sul Monte Sumè e della presenza di angolani ancora nascosti
fra le grotte della montagna per paura di essere uccisi deve essere arrivato
fino alle stanze delle Nazioni Unite dato che è di due giorni fa la richiesta,
lanciata all’Onu da Rupert Colville, portavoce dell’ACNUDH, l’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, al governo angolano di
“garantire una investigazione indipendente, pur essendo già partita
un’inchiesta governativa, di quanto accaduto a Huambo”.
Il portavoce dell’Agenzia che si occupa di diritti umani
ha riferito di “testimonianze allarmanti uscite nelle ultime settimane su un
presunto massacro nella provincia di Huambo in Angola e poiché il numero delle
vittime ancora non è stato chiarito, rimangono forti dubbi sull’accaduto”.
Dunque la richiesta al Governo
angolano è quella di condurre un’indagine il più possibile “vera e rigorosa”
sull’accaduto per sfatare dubbi su possibili “maniere forti” dell’esecutivo
angolano di fronte a situazioni che riguardano la popolazione e che per varie
ragioni sono sgradite al govern
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