L’Angola dall’alto non si può fotografare. Lo dice forte e chiaro il comandante
dell’aereo prima di planare, così a immortalare in fase di atterraggio,
l’immensa distesa di baracche che circonda la città, non resta che qualche
neurone del cervello.
Impedire di stampare quell’immagine non basta a cancellarla,
né tanto meno possono farlo i cantieri dei grattacieli in costruzione
nell’Angola che cavalca la tigre della crescita economica, a dieci anni dalla
fine di un trentennale conflitto interno. Quindi mi dico che se anche è vero
che l’Angola cresce, al momento non sembrano ancora essere in molti a goderne i
frutti.
Con quell’istantanea nella testa e questa inevitabile conclusione, metto i piedi a terra a
Luanda, quando mancano tredici giorni alle elezioni generali che dovranno
riconfigurare il Parlamento e definire chi sarà il nuovo presidente. A correre sono i due principali partiti storici, quello al governo, l'Mpla e quello all'opposizione, l'Unita e una serie di piccoli partiti fra cui spiccano però almeno due coalizioni democratiche che sono la voce di una piccola ma attiva parte della popolazione che fa opposizione vera a questo governo.
Mentre mi appresto a fare un giro della città mi tornano
alla mente le campagne elettorali in Algeria, quando Buoteflika correva per la
terza volta, e in Brasile, quando Cardoso era ormai agli sgoccioli. Ovunque,
nel paese nordafricano come in quello sudamericano, campeggiavano grandi
manifesti con i volti e i colori di partiti e candidati, i giornali erano pieni
di “botta e risposta” e le televisioni e le radio trasmettevano “faccia a
faccia” e tribune politiche, eppure non è che si trattasse, almeno allora, di
paesi così all’avanguardia in fatto di democrazia.
Percorro il lungomare, la Ilha, Maianga, la Samba, Luanda
sul e ciò che vedo è un solo volto e una sola tripletta di colori.
Decido allora di comprare il giornale, il Jornal de Angola e
di accendere la tv, la TPA, anche di ascoltare la radio, Radio Nacional e pure
lì non trovo che parole e persone di un solo partito.
Devo ammettere che la cosa non mi sorprende più di tanto ma
quello che mi lascia un senso di dejà vu avendo assistito ai discorsi del
vecchio leader libico quando parlava di “redistribuzione” è il motto scelto
dall’attuale presidente per reclamizzare il suo partito, “Angola per crescere di
più e distribuire meglio”.
Salve Francesca, sono una studentessa di relazioni internazionali, attualmente a Luanda per uno stage con SFCG (fino a metà nov). Ho visto il Suo blog e vorrei mettermi in contatto con Lei per avere impressioni e punti di vista,utili anche per la mia tesi. Grazie mille
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