venerdì 24 febbraio 2012

Una giornata tipo a Luanda


Inizia con gli occhi del mio motorista, Luca, che hanno dentro tutta l'Africa. Li vedo dallo specchietto retrovisore e sembrano quelli di una gazzella sempre all'erta, pronta a scattare se il leone è in agguato. 
Poi passa attraverso una serie di volti tristi. Li scruto, sottecchi, mentre faccio altre cose. Raccontano la fame, la rabbia, la precarietà e la paura. Cose che accomunano diverse regioni africane. Ma questi volti qui, quelli angolani, hanno un di più, raccontano la guerra. I gesti lenti, lo sguardo basso o lontano, l'incapacità di rispondere con prontezza a una mano tesa, a un piccolo sorriso, a una battuta, sono la risposta a un male che viene da lontano, finito da poco, morto nel tempo, ma vivo dentro di loro.
La giornata tipo a Luanda trascorre poi lungo la "strada della vergogna". E' così che ho ribattezzato il tratto di Samba che costeggia il mare. Dall'altro lato si leva alta una collina fatta di spazzatura, al culmine della quale si erge una baraccopoli da cui sfuggono come piccole lepri impazzite decine di bambini che, scalzi, si rincorrono su montagne di immondizia putrefatta.
Pochi metri più in là la collina è ingabbiata da reti di contenimento oltre le quali si intravede un lussureggiante giardino e una enorme villa. Quel prato è vietato ai bambini mentre è pieno di garzette, un uccello bianco dal becco lungo, tipico di queste parti. 



Ma ciò che nella giornata tipo a Luanda fa sembrare la cosa ancora più assurda è che lungo tutto il tratto di strada che costeggia lo scempio, sono stati installati decine di cartelloni per pubblicizzare una campagna educativa contro il lixoCome fare la differenziata, dove gettarla, come chiudere il sacchetto, e così via. 
A volte la giornata tipo prende svolte radiose, altre meno. Oggi è finita in un negozietto di un metro per tre, proprietari due cinesi, dove si stampano "foto rapide". Una ex-parete bianca, un banchetto di plastica rosa e un appendiabiti con tre giacche da uomo. Cè un gessato, un tweed e una tinta unita. Sformate e sporche mi chiedevo di chi fossero. Poi un uomo è entrato e prima di sedersi per la fototessera le ha provate tutte e tre per scegliere alla fine il gessato e avere le sue foto con l'aspetto di un signore!

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