Campus di Damba - donne in attesa di essere operate |
Si tratta di una conseguenza devastante dovuta a parti con complicanze. Come dire qualcosa che qui accade una volta su due perché quando si partorisce in casa, spesso capanne senza letti, le complicazioni sono all’ordine del giorno. La prima conseguenza di questa problematica è l’incontinenza urinaria, qualcosa che pur non mettendo a rischio di vita, marginalizza, esclude, allontana, per questo le donne vengono abbandonate dai mariti, sono costrette a nascondersi negli ultimi banchi delle Chiese, restano chiuse in casa.
Personale dell'Unfpa di Luanda alla cerimonia di inaugurazione Campus di Damba |
Per guarire è necessaria un’operazione chirurgica piuttosto complessa e non tutti in Africa sono in grado di affrontarla. Diventa così fondamentale non solo inviare quante più equipe mediche possibili in Africa nell’ambito di progetti di cooperazione fra Paesi o enti e praticare le operazioni, ma anche portare il know how, insegnare le tecniche e formare personale locale.
Molto sta facendo in questo senso in Angola l’Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di pianificazione familiare, l’Unfa, con l’aiuto del Cuamm, una ong italiana presente in Angola da molti anni che qui si occupa di cooperazione in ambito sanitario.
E’ parlando con la direttrice del Cuamm a Luanda, Natalia Conestà, che ho saputo dell’esistenza di un ospedale a Damba dove grazie ai fondi dell’Unfpa, un chirurgo italiano, Paolo Parimbelli e una infermiera specializzata di nome Armida, lei ci tiene a specificare che ha anche una laurea in psicopedagogia, si occupano di fistula ostetrica. Lui opera le pazienti, lei lavora come assistente e fa formazione, nell’Istuto Medio de Saude di Huige da cui escono infermieri specializzati. Incontro a Luanda, solo di passaggio dopo un mese di affiancamento nel campus di Damba, Michael Breen, chirurgo inglese specializzato in fistula ostertica. Ha appena percorso i circa 600 chilometri che dividono Huige da Luanda, quando arriva ha l’aria stravolta. Si accomoda sul divano e subito è attratto dalle notizie della BBC come qualcuno che è stato troppo preso da qualcosa per potersi accorgere che intanto il mondo andava avanti.
Un tè caldo con latte e lo costringo a raccontare. Ha passato l’ultimo mese a operare donne con fistula ostetrica. Dodici ore al giorno per trenta giorni. Ha operato circa 70 donne, più di quante se ne operano in un anno nella stessa struttura. Ora è in partenza per un altro Paese africano, per un’altra avventura in qualche ospedale di frontiera. Alle spalle lascia 70 donne che ora “riescono a dormire bene” per la prima volta dopo anni, è questa la prima cosa che dicono al dottore quando tornano a ringraziarlo per il servizio reso. “Operare la fistula – mi spiega Breen - significa dare la possibilità a quelle donne di reintegrarsi nella società”. Così per 70 donne nella regione di Huige da oggi non sarà più necessario sedersi all'ultimo banco della Chiesa durante la Messa o temere, tornando a casa, di trovare un'altra donna a fare da moglie al proprio marito.
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