lunedì 12 novembre 2012

Pepetela incontra l'Italia e racconta la nuova Angola



Sempre attento ai mutamenti in corso nella vita politica e sociale del suo paese, Pepetela, ancora una volta, nell'incontrare gli italiani a Luanda, lo scorso Venerdì 9 novembre, si è dimostrato lucido osservatore della realtà che lo circonda. 

Artur Carlos Maurício Pestana dos Santos, questo il suo nome completo, è considerato oggi uno dei maggiori scrittori angolani. Nato a Benguela nel 1941, Pepetela ha militato nel Movimento Popular de Libertacao de Angola e ha combattuto per liberare il suo Paese dal colonizzatore. La sua opera, ricca di novelle, romanzi e saggi, appare come frutto della partecipazione attiva di quest'uomo al processo di autodeterminazione culturale e politica del paese.

L'occasione per incontrare gli italiani, nell'ambito della settimana culturale italo-angolana, organizzata dall'Ambasciata italiana a Luanda, è stata la traduzione in italiano del suo romanzo "Jaime Bunda: agente segreto", edito da e/o e magistralmente tradotto da Daniele Petruccioli. Un libro che descrive con ironia e lucidità i difetti e i pregi, pochi per la verità, dell'Angola contemporanea, quella del boom economico, della nuova borghesia arricchita, dell'apparato amministrativo corrotto e incapace. 

Un'Angola descritta con l'ironia e il sarcasmo di un uomo che, lo racconta lui stesso al pubblico riunito nella sede dell'Uea (Unioes dos escritores angolanos), ha scelto di lasciare gli incarichi pubblici quando "ho capito - spiega  - che la libertà di esprimermi e reagire che avevo nello scrivere, non l'avrei mai avuta nella mia vita politica". 

Questa libertà, che si ritrova in molti suoi scritti, il più graffiante di tutti "Os predadores" (I predatori), un romanzo - racconta lui stesso - sulla “nuova borghesia nata in Angola negli ultimi anni, legata agli affari e al potere, abbastanza diversa dalle borghesie europee in quanto la nostra borghesia si è arricchita a spese dello Stato, quindi chi all’interno dello Stato aveva la possibilità di accedere alle ricchezze nazionali le ha utilizzate a fini personali, ebbene questa libertà - ribadisce lo scrittore - è forse eredità di Agostinho Neto", il primo presidente dell'Angola. A questa ultima frase in sala si alza un'ovazione. Appare evidente l'ammirazione che molti angolani ancora nutrono per il primo presidente angolano, scomparso solo dopo 4 anni dal suo incarico, nel 1975. 


In molti altri scritti ricorre questa analisi critica della realtà angolana, in particolare di quella laundese e si riconferma quella libertà nello scrivere che Pepetela dice di avere sempre avuto. "Non c'è libro che in Angola sia stato censurato - spiega Pepetela - le nostre case editrici valutano solo il valore letterario di un'opera". Lo scrittore poi ironizza dicendo al pubblico che "se mai un poliziotto dovesse bussare alla mia porta sarebbe per un autografo e non per arrestarmi". 

La forza della sua scrittura deve avergli dato il coraggio di attraversare i difficilissimi anni della guerra civile e poi quelli della rinascita e della ricostruzione che racconta con coraggio e la sua intelligente ironia in altri libri come il "Desiderio di Kianda" (dei primi anni 90) dove emerge la miseria e l'arroganza di una classe politica (forse comune in molte parti del mondo) che ha perso qualsiasi contatto con la realtà e che pensa esclusivamente ai propri vantaggi e ai propri privilegi. 

Pepetela, noto soprattutto per i suoi romanzi (As aventuras de Ngunga, 1976; Mayombe, 1980, trad. it. 1989; Yaka  1984; O cão e os caluandas, 1985; Luandando, 1990; A Geração da utopia, 1992; O desejo de kianda, 1995; A montanha da água lilás, 2000; Jaime Bunda, agente secreto, 2001; Jaime Bunda e a morte do americano, 2003; Predadores, 2005), è anche autore di testi teatrali: Muana Puó (1978); A corda (1978); A revolta da casa dos ídolos (1980). Nel 1997 gli è stato assegnato il prestigioso premio Camões.


Malgrado questa produzione e i premi ricevuti emerge dalle parole dello scrittore l'amarezzaper la "ghettizzazione" della sua opera e di quella di molti altri scrittori africani, classificati solo come "letteratura africana" - afferma - e non semplicemente come "letteratura". Le ragione sono molte, non ultima quella legata alla traduzione delle sue opere dal portoghese in altre lingue. "L'Angola - spiega Pepetala - è un crocevia fra Africa francofona, anglofona e lusofona dove è difficile trovare opere locali tradotte in altre lingue".

L'Italia, emerge dai dati forniti all'incontro, è il primo Paese per traduzione di libri della letteratura angolana. Un merito che ci fa onore perché negli scritti di uomini come Pepetela non c'è solo il racconto di una nazione o di un popolo, ma della stessa natura umana, raccontata con la maestria di chi sa guardare oltre le apparenze.

Alla domanda su cosa verterà la sua prossima opera, Pepetela risponde stanco "lo saprò solo quando sarò fuggito da Luanda, città che non conosco più e quando avrò trovato un luogo dove nascondermi e pensare in pace". 




Nessun commento:

Posta un commento