lunedì 28 ottobre 2013

ANGOLA: atti di vandalismo contro il Santuario di Mama Muxima


Si è svegliata scioccata questa mattina la popolazione angolana per gli atti di vandalismo contro i beni e le immagini sacre del Santuario di Nossa Senhora de Mama Muxima, situata a 130 chilometri da Luanda e a 90 da Calumbo sulla riva sinistra del fiume Kwanza.

Una banda di sei giovani, appartenenti secondo una nota governativa, a una setta facente capo alla Igreja Profetica da Arca de Belém Judaica, nella notte fra sabato e domenica si è introdotta nel santuario e ha gravemente danneggiato la statua della Madonna di Mama Muxima e altre immagini sacre.

La Chiesa cattolica in Angola non è nuova a questi attacchi, a ricordarlo è anche un padre salesiano che opera in Angola da molti anni. Gli appartenenti alle sette tentano continuamente di attirare nuovi adepti e un modo è quello di sminuire il ruolo della Chiesa e di insinuare nelle menti di molte persone semplici l'idea che il culto delle immagini sia idolatria e sia da condannare.

Principale luogo di pellegrinaggio per i cattolici dell'Africa australe e meridionale, Mama Muxima riceve ogni anno milioni di fedeli provenienti anche da Spagna, Portogallo, Germania e Brasile.
L'ultimo pellegrinaggio risale al 31 agosto di quest'anno quando circa un milione di persone è passato per il Santuario di Mama Muxima per trascorrere alcune ore in preghiera.

Il Santuario, considerato in Angola patrimonio nazionale, risale al XVI secolo. "E' una prova per la nostra fede" ha affermato questa mattina Padre Abilyo Reyes, rettore del Santuario, intervistato dalla locale TV Zimbo, "ci hanno inflitto un danno non solo materiale e culturale ma anche spirituale".
"La popolazione è scioccata" ha aggiunto il religioso che ha anche riconosciuto l'immediata azione della polizia che ha già catturato i sei vandali e la solidarietà del Governo angolano.






martedì 15 ottobre 2013

Angola: una questione di tempismo e matematica...

Bambini a Mota - Luanda

Mentre percorro le strade infangate e sporche di Mota, un quartiere povero di Luanda, la radio manda in diretta nazionale un discorso del presidente della repubblica angolano Josè Eduardo Dos Santos

E' il messaggio di apertura della seconda Assemblea Generale della terza legislatura di questo paese uscito dalla guerra civile nel 2002, pronunciato martedì mattina nella capitale.

Sono passati più di dieci anni da allora e le parole del presidente continuano a battere, come per ogni suo intervento pubblico, sull'importanza della pace. "La situazione è stabile e la pace si sta consolidando" afferma Dos Santos che continua sottolineando come occorra "recuperare il tempo perduto con la guerra". 

Solo in seconda battuta il presidente si sofferma sul problema "dell'ingiustizia sociale". Mentre lui ne parla io la vedo scorrere davanti ai miei occhi. 

Bambini che escono da scuole buie e senza finestre fatte di fango e paglia, donne che fanno la coda con le loro taniche gialle all'unica fontana pubblica del quartiere aperta solo qualche ora al giorno, di qualche giorno del mese. 

"L'ingiustizia sociale - va avanti il presidente fra gli applausi dei deputati - è un problema inerente a questa fase storica della nazione", "ma la speranza - dice convinto - di un futuro migliore per tutti gli angolani è forte".

Parte poi citando una serie di cifre riguardanti l'economia e la finanza, la crescita del prodotto interno lordo nazionale e mondiale, le fatiche dei Brics, la crisi dell'Europa, i dati del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, fino a citare, non senza un tono di rammarico, quelli inerenti il settore petrolifero che ha fatto in questo ultimo anno registrare una crescita "pari solo al 5,6%, molto bassa rispetto alle stime che davano un tasso di crescita della produzione petrolifera pari al 17,7%". 

Poi, sempre mentre davanti ai miei occhi scorrono le immagini di strade senza fognature, di scuole fatiscenti, di centri di salute dove non manderemmo neanche i nostri amici animali domestici a curarsi, Dos Santos afferma che "l'esecutivo si sta occupando di consolidare, oltre alla pace anche lo sviluppo" e da qui l'elenco delle percentuali di popolazione con accesso a acqua potabile, sistema elettrico, sistema fognario, sistema scolare, merenda scolare, sanità pubblica che nel complesso si aggira intorno al 50% della popolazione

Mentre torno a casa e bloccata nel traffico vedo sfilare sulla Samba con le loro sirene e la scorta le macchine dei deputati fino a poco prima chiusi in assemblea, penso che, sarà pure un problema di tempismo, ma aver ascoltato quel discorso proprio mentre attraversavo una favela, lo fa sembrare retorico e falso, e penso anche che, è vero, con i numeri non sono mai stata brava, ma a me sembra proprio che qui, ancora una volta, qualcuno continui a non raccontarla giusta!