lunedì 13 febbraio 2012

Josefina Bakhita: a scuola di futuro.


Un enorme albero chiamato imbondeiro, di almeno 500 anni, è all'ingresso del barrio che ospita una delle più belle scuole di Luanda. Non si tratta di un istituto privato di studi superiori o di un collegio internazionale. No, si tratta di una scuola di quartiere tenuta linda e limpa (bella e pulita) da un gruppo di suore canossiane che non pensano tanto a fare lezioni di religione, quanto a dare ai 1500 ragazzini che la frequentano un'istruzione, che da queste parti è l'unico passaporto per la felicità. 
Alcuni di loro non sono mai usciti dal quartiere/favelas in cui abitano e quando ci vedono arrivare con le nostre scatole piene di matite e quaderni, perché qui la scuola è appena iniziata dopo la lunga pausa estiva, restano colpiti dai nostri capelli biondi, rossi, castani invece che neri, ma soprattutto lisci.
I bambini della "Escola Josefina Bakhita" hanno l'entusiasmo di chi sa di aver vinto un terno al lotto. Quando gli chiediamo se preferiscono la vacanza o la scuola è un grido all'unisono "la escola!!!!"
La vacanza per loro significa solo non avere un posto dove stare per tre lunghi mesi. Il periodo di chiusura scolastico è un momento drammatico di abbandono, i genitori non hanno tempo per badare ai 6,7,8 figli che di media ha ogni donna a questa latitudine, le case sono baracche con una sola stanza e a loro non resta che scorrazzare fra le discariche che costellano ogni loro quartiere.  
La Josephina Baquita è l'orgoglio di chi la frequenta. Sette suore, fra cui una italiana, Suor Mirandola, altre angolane, fra cui la direttrice Suor Maria de Lurdes, altre ancora di Sao Tomè, settanta insegnanti, molti di loro come gli stessi bambini sono profughi rientrati dal Congo dove si erano rifugiati durante i lunghi anni di guerra civile, una decina di inservienti, hanno fatto di questo luogo un'isola felice. 
Oggi quest'isola rischia di non farcela. I finanziamenti che annualmente arrivavano dall'Italia sono stati sospesi, forse anche questo effetto della crisi che investe il nostro paese. 
Da quet'anno le suore non possono più fornire ai 1500 bambini il panino e il succo giornaliero che gli davano fino alla chiusura estiva. Spesso quello era l'unico pasto nella giornata di molti alunni. 
Il fabbisogno impellente della scuola oggi è facile da calcolare. Mancano 500 dollari a settimana per assicurare ai bambini uno snack e i fogli su cui scrivere le formule che possono servire ad aprirgli un futuro. 


Per aiutare la Escola Josefina Bakhita contattate il blog. 

1 commento:

  1. leggendoti mi sono sentita in colpa per tutte le volte che facevo le tragedie da piccola quando si doveva ritornare a scuola, ti ricordi? Tu invece sempre saggia sei stata, eri così contenta di tornarci ed io ti prendevo per pazza!:-)
    Ho fatto girare ..... ti ho scritto mail per il resto! xxx

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